21 Marzo 2010, 10:24
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Diamo astrattamente per scontato che Umberto Scapagnini sia il politico più fetente del pianeta. Beninteso, non lo è affatto. E’ un politico di cui si può discutere – con accenti contrapposti – come capita a tanti altri. Meriterebbe – pure se fosse “Sua Fetenzia” – la ferocia con cui l’hanno addentato i lettori di Livesicila dopo un’intervista in cui raccontava il suo miracoloso ritorno dalla morte? Io credo proprio di no. E la crudeltà dei lettori di Livesicilia mi ha sopreso. D’accordo, era motivata dal rancore acceso, dal giudizio di chi sostiene che Umberto Scapagnini abbia devastato Catania con la sua sindacatura. Tutto legittimo nella polemica politica. Il punto è un altro. La polemica politica ha i suoi spazi e i suoi confini, ha i suoi modi propri di confronto e perfino di aggressione. Ma forse non è lecito partire da quel giudizio per devastare il giardino segreto che ogni uomo coltiva dentro di sè. Umberto Scapagnini ci ha dato le chiavi per aprire la porta che conduce a quel giardino. Ci ha messo a parte dei suoi fiori più personali. Voglia di consenso? Narcisismo? Possiamo davvero comminare una sentenza inappellabile, noi uomini, su situazioni talmente incerte? Perchè di questo si parlava nell’intervista: di morte e di speranza, di anima e di corpi. Di cammini che si compiono sia al Nord che al Sud, quando entrano in gioco le risorse magiche e invisibili di una creatura attaccata alla vita, magari col gancio della fede e della preghiera. Mi spiace che i lettori abbiano calpestato questo giardino con una furia dai cinghiali, accecati da un odio che mi ha sgomentato. Che povero Paese è il nostro, dove tutto – anche l’anima – è amica o nemica, è di destra di sinistra. C’è chi parte dall’amore, c’è chi parte dalla giustizia. Piazze su piazze, ovunque. E al capolinea c’è sempre l’odio.
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21 Marzo 2010, 10:24