31 Ottobre 2008, 14:29
3 min di lettura
Uno dei più eccentrici ex rosanero degli ultimi vent’anni non ha più la pittoresca chioma riccia e ossigenata. Ha decisamente perso tanti capelli e ha messo su qualche chilogrammo. Michele Scaringella è rimasto a Palermo solo pochi mesi, arrivato dal Messina nel mercato di riparazione del gennaio 2001, voluto dal suo maestro, l’allenatore Giuliano Sonzogni, il “baffo di Zogno”, con tre lauree lasciate nel cassetto per allenare.
Ha chiuso con il calcio in Eccellenza con la Santegidiese, di cui è stato allenatore per un breve periodo e poi anche dirigente. In precedenza era stato il direttore sportivo della Sambenedettese (con un certo Davide Ballardini in panchina) e, di recente, fino alla scorsa estate è stato il ds di un piccolo club abruzzese, l’Avezzano Valle del Giovenco, che ha lasciato per insanabili contrasti con la proprietà. Scaringella è rimasto nel capoluogo siciliano giusto il tempo di giocare otto partite e vincere un campionato. Anche se senza il suo maestro, alla fine, esonerato quando mancavano due partite alla fine del campionato di serie C-1. “Mi fa sempre rabbia – sottolinea a distanza di anni – vedere che la nostra promozione in serie B è legata al nome di Ezio Sella, uno che era stato messo lì dal padrone, ma non era certo il nostro allenatore. Non sapeva nemmeno che ci stava a fare, la formazione la facevamo noi giocatori, collegialmente”.
Sarebbe stato più giusto finire l’annata con Sonzogni?
“Certo. Io ero un suo fedelissimo, lui un maestro che mi ha insegnato davvero cosa è il calcio, indimenticabile. Non ho mai incontrato nel calcio un tecnico con la sua personalità e con la sua schiettezza. Aveva anche qualità negative, ma io l’ho sempre apprezzato anche come persona. Non posso dire lo stesso di Davide Ballardini…”.
In che senso?
“Pur avendolo frequentato quasi ventiquattro ore al giorno per nove mesi, quando lui allenava la Sambenedettese e io ero un dirigente, non sono riuscito a stabilire un rapporto con lui. Nulla da dire, comunque, sul professionista. Lo segnalò Natale Bianchedi, un uomo di Sacchi, e fu una scelta felice. Era bravissimo con i giovani. Aveva grande esperienza in alcuni settori giovanili e fece molto bene con calciatori allora sconosciuti e alle prime armi, ma che sarebbero diventati nomi noti. Parlo di Cigarini, Bogliacino, Leon, Amodio, Canini e alcuni sudamericani di talento che però si sono persi per strada. Già allora era un tecnico con un’ottima cultura calcistica…”
Cultura vasta, del resto il suo background era composto anche dalle “lezioni” di Sacchi, Bagnoli, Maturana…
“Aggiungerei alla lista anche Giuliano Sonzogni, Un paio di anni fa, quando Sonzogni allenava ancora il Monza, Ballardini andò a visionare a lungo gli allenamenti dei brianzoli. Penso che abbia imparato qualcosa anche da Sonzogni”.
Sonzogni e la brevissima esperienza palermitana tornano spesso tra i suoi pensieri e le sue parole…
“Ho tutta la Sicilia nel cuore, anche Messina e Siracusa. In Sicilia ho passato metà della mia carriera. Quella stagione a Palermo, però, è stata pazzesca. Indimenticabile l’ultima partita, quando tutto lo stadio aspettava che succedesse qualcosa sul campo di Avellino. Torino sbagliò un rigore e il Palermo conquistò la serie B. La rincorsa alla serie A è cominciata da lì, senza la promozione non si sarebbe arrivati mai al cambio di proprietà e ai fasti attuali”.
Sente nessuno dei compagni di quei tempi?
“Spesso Sicignano, a volte anche Cappioli e La Grotteria. E incontro anche Di Donato. Io, pugliese trapiantato a Giulianova, lo incontro spesso dalle sue parti”.
E adesso? Che progetti ha per il suo futuro?
“Collaboro con due procuratori, l’italiano Vincenzo D’Ippolito e l’uruguayano Pablo Betancourt. Hanno una società con sede a Montevideo, si chiama Calcio Nuovo. L’obiettivo è quello di scovare promesse e di portare in Italia Under 20 di un certo livello. Cavani lo avevamo scoperto noi già quattro, cinque anni fa. Poi ce lo siamo lasciati scappare”.
Edinson è pronto per fare il grande salto e diventare da promessa un campione?
“Bisogna aspettarlo uno o due anni. Non dimentichiamo che è nato nel 1987, è in una piazza caldissima e gioca in una squadra in cui non gli manca la concorrenza. Sta tenendo botta, ha un carattere forte, di ferro. È un attaccante completo, presto potrà fare indifferentemente la prima o la seconda punta. Diventerà certamente un campionissimo”.
Pubblicato il
31 Ottobre 2008, 14:29