15 Maggio 2020, 05:32
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PALERMO – Il macellaio di via Montalbo, nella zona del mercato ortofrutticolo, aveva sbagliato due volte. La prima non onorando il debito e la seconda picchiando il ragazzo che era andato a chiedergli i soldi per conto del datore di lavoro. La lezione fu durissima. Lo massacrarono di botte e distrussero il suo locale.
Lo sgarbo non lo aveva fatto al grossista di carni, Giulio Mutolo, ma alla famiglia mafiosa dei Fontana che proteggeva Mutolo e che, dicono gli investigatori, gli ha consentito di “diventare uno dei principali, se non l’unico, fornitore delle macellerie operanti nel territorio controllato dalla famiglia mafiosa”.
Ci sono contesti sociali nella Palermo del 2020 dove le faccende si mettono a posto ancora e sempre con la violenza. Più forte è il dolore fisico che si infligge e minore è il rischio di future insubordinazioni alle regole mafiose.
È la legge del più forte che regola la vita in alcune zone della città. E il più forte all’Acquasanta ha il volto dei Fontana. Che da una parte incassano milioni di euro vendendo gioielli e pietre preziose fra Milano e Londra e dall’altra non rinunciano a sporcarsi le mani nella borgata dove sono nati e cresciuti.
Domenico Passarello, 44 anni, uno degli arrestati del blitz dei finanzieri del Nucleo speciale della polizia valutaria, coordinati dalla Dda palermitana, è considerato organico alla famiglia mafiosa. Un tuttofare per i fratelli Fontana. Nel 2016 Passarello discuteva con Giovanni Fontana del debito del macellaio che non aveva onorato il pagamento mensile di 500 euro. Giulio Mutolo, pire lui finito in carcere, aveva inviato qualcuno a reclamare il pagamento, “prende e gli ha dato legnate al ragazzo di Mutolo… e gli ha rotto gli occhiali”.
Passarello, appresa la notizia, si era attivato subito. Il suo racconto, intercettato dai finanzieri, è spietato. Non servono ulteriori commenti. Basta leggerlo, senza interruzioni, per sbattere la faccia contro la violenza mafiosa. È una parte di città con cui, purtroppo, bisogna fare i conti: “Siamo entrati da Francesco per discutere la cosa?… minchia, davanti a me… gli faceva… a Mutolo, tu nella mia casa… minchia, non ci ho visto più dagli occhi, mi sono fatto male al dito… non ci ho visto più dagli occhi… (pumm)… cafuddavu però lui fermo… minchia, esco fuori, gli ho detto, ‘Giovanni entra con me’… siamo entrati là dentro, abbiamo messo a Claudio ‘ù mutanduni, a tutti per non fare… ho fatto uscire a tutti, tipo mi tenevano a tutti quelli che lavoravano là dentro, e gli ho distrutto tutto il locale… schiaffi, pugna, l’ho macinato… l’ho lasciato morto… gli ho tirato pure la cassa a terra…”.
Via Montalbo, Palermo. È così che la mafia mette a posto le cose.
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15 Maggio 2020, 05:32