Schifani, Musumeci e Miccichè: una giornata particolare - Live Sicilia

Schifani, Musumeci e Miccichè: una giornata particolare

Il via libera all'ex presidente del Senato mette un punto ma...

PALERMO – “Alla fine ha trionfato la saggezza del centrodestra”. Il senatore Renato Schifani commenta così la giornata di ieri che scrive la parola fine sul diario di bordo di una coalizione litigiosa salvata al novantesimo minuto dalla morsa dell’election day.

La giornata di Renato Schifani

Il buon giorno si vede dal mattino e le prime ore del senatore sono scandite dalla chiamata di Gianfranco Miccichè prima e quella di Silvio Berlusconi subito dopo. Sul campo si contano morti e feriti ma il cerchio si chiude. Per il senatore inizia una giornata frenetica passata per la quasi totalità al telefono (non prima di un brindisi a casa del coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè). Schifani mette mano alla sua rubrica telefonica e chiama alleati e compagni di partito: Antonio Tajani, Ignazio La Russa, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Saverio Romano, Raffaele Lombardo, Totò Cuffaro, Giovanni Toti e Maurizio Lupi. La giornata del candidato del centrodestra a Palazzo d’Orleans si conclude con una telefonata cordiale a Nello Musumeci. 

Miccichè e Musumeci due facce della stessa medaglia

 I titoli di coda della commedia del centrodestra siciliano scorrono lasciando l’amaro in bocca ad almeno due dei protagonisti di questa lunga odissea: Nello Musumeci e Gianfranco Miccichè. Sulla schedina si deve segnare x, 1 o 2? Chi perde e chi giova della sconfitta altrui? La questione è abbastanza controversa. Per farsi un’idea bisogna fare un passo indietro. Passata la notte dei lunghi coltelli, la giornata si apre con una serie di febbrili interlocuzioni tra il coordinatore azzurro e i suoi (compresi alcuni esponenti della prima ora del fronte No Nello). Bocciata la proposta di Barbara Cittadini da parte di Ignazio La Russa il gioco appare chiaro. Si paventa il rischio di un bis di Musumeci piano sventato dai no Nello in extremis con Miccichè che beve l’amaro ma fa l’ultima mossa del cavallo: quello che segna la fine della partita. L’uomo di Palazzo dei Normanni dice sì. Via libera a Renato Schifani. “Un sacrificio eroico” commenta qualcuno a microfoni spenti. Miccichè dice così addio alla presidenza (della Regione e dell’Ars che per ironia della sorte potrebbe spettare ai patrioti) ma in un colpo solo compatta gli azzurri e sbarra la strada a Musumeci sventando il piano dei meloniani (che alla fine “andarono per suonare e furono suonati”, se la ride qualcuno sotto dei metaforici baffi). Musumeci già pronto a tornare in campagna elettorale si deve accontentare di passare semplicemente una giornata in campagna. Il presidente, molto amareggiato (così lo dipingono i suoi a taccuini chiusi), posta una foto su facebook corredato da una frase abbastanza eloquente: “Nella mia campagna, a legare i giovani ulivi affinché crescano dritti”. A buon intenditore poche parole.

Il messaggio di Sammartino

Del resto non sono pochi gli avversari che gongolano. Uno su tutti: Luca Sammartino, il king-maker che ha lavorato nelle retrovie si dall’inizio per evitare il bis del presidente e a viso scoperto (e a volte a scrutinio segreto) in aula. Chi lo conosce bene dice che per il deputato catanese la pietra tombale sul bis di Musumeci è stata vissuta come “una giornata di liberazione”. La nota che invia dopo il sì di Miccichè è chiara. “Alla fine di questa partita, in cui non tutti hanno giocato con le stesse regole e il medesimo stile, conta il risultato finale: la vittoria del centrodestra unito alle Regionali col presidente Renato Schifani figura prestigiosa di sintesi e di garanzia”, scrive. “Certo, questo risultato finale non sarebbe stato raggiungibile – prosegue Sammartino – senza la generosità più volte dimostrata da Matteo Salvini e da tutto il partito siciliano: in più occasioni abbiamo dimostrato, con fatti e gesti concreti, di tenere all’unità della coalizione come bene prioritario”, scrive. Poi dà una stoccata agli alleati. “Ma in questa vicenda, soprattutto nelle ultime decisive fasi, è emersa anche la lungimiranza di Forza Italia e la maturità, politica e umana, di Gianfranco Miccichè. Non lo stesso può dirsi di altri alleati, fino all’ultimo trinceratisi su tatticismi e ostracismi che per fortuna hanno soltanto rallentato la scelta finale, all’insegna dell’alto profilo istituzionale e della discontinuità”. Parole come pietre che la dicono lunga sul clima degli ultimi mesi. Una nettezza che invece non c’è ad altre latitudini.

Veleni, sospetti e malumori

Voci di corridoio raccontano di un Raffaele Lombardo molto chiacchierato per avere dato un colpo al cerchio e uno alla botte in questi giorni facendo inalberare non poco Miccichè e i suoi. Il sospetto che aleggia nei palazzi palermitani è che l’ex Presidente abbia giocato su troppi tavoli. Veleni a parte nelle stesse ore palpabili malumori si sono registrati lungo il corso della giornata tra i meloniani e soprattutto tra gli uomini di rito musumeciano. “Hanno fatto di tutto per sbarrare la strada a Nello per assecondare i loro capricci e ci ritroviamo Schifani”, sussurra qualcuno. Qualcun altro si consola: “Miccichè ha perso, mal comune mezzo gaudio”.  Strascichi di una situazione incancrenita da troppo tempo che forse il Papa straniero Renato Schifani (palermitano doc ma romano d’adozione soprattutto in termini politici) potrà archiviare per scrivere una pagina nuova. Magari con i due eterni duellanti (Musumeci e Miccichè) in quel di Roma. L’ultima nota stampa arriva in serata ed è quella più attesa: quella del movimento Diventerà Bellissima firmata dalla portavoce Giusi Savarino che non nasconde l’amarezza del momento ma assicura lealtà alla coalizione. Un altro protagonista della legislatura, l’assessore Gaetano Armao, infine, riserva l’ennesimo colpo di scena della giornata: guiderà il terzo polo di Renzi e Calenda nella sfida per Palazzo d’Orleans. Sulla scena cala il sipario. 

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