L’hotel che non visse mai | Il sogno spezzato FOTO

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26 Febbraio 2017, 17:31

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Le “case dei fantasmi” sono stabilimenti industriali ai bordi delle strade e alle periferie delle città siciliane. Sorgono in mezzo al nulla o accanto a palazzi nuovissimi, circondate dal verde o ai margini di centri commerciali. Sono inserite nel paesaggio da talmente tanto tempo che ci siamo abituati alla loro presenza. Spesso sono abbandonate e ci chiediamo cosa siano state e quale sarà il loro destino, mentre a volte vivono ancora, ma nascondono storie del passato che aspettano di essere raccontate. La quarta puntata è su un luogo che aspetta da cinquant’anni di poter funzionare.

Il grosso cubo di cemento è visibile da metà provincia, ma solo di giorno. Piazzato sulla cima di una collina rocciosa alle spalle di Sciacca, in provincia di Agrigento, l’albergo interrompe in modo violento il paesaggio della zona, che pure è segnato da opere più recenti come un parco eolico e una cava. Una presenza incombente che di notte scompare. Se ne intuisce la sagoma al buio, sotto una chiesa e le poche luci che illuminano una pineta, ma non ci sono segni di vita nelle camere, né nella hall. Il Grand Hotel San Calogero è abbandonato, e lo era già prima di essere inaugurato.

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Nessuno ancora ha trovato la fonte principale del flusso, ma monte Kronio sbuffa e suda vapore. È un particolare fenomeno termale, un labirinto di cunicoli e caverne che nonostante le dodici spedizioni del Club Alpino Italiano di Trieste rimangono esplorate solo in parte, dato che in profondità l’ambiente diventa talmente caldo e umido da essere letale. Vicino alla superficie, però, le stufe vaporose hanno proprietà curative, e per questo hanno sempre attratto i viandanti. La leggenda vuole che i sedili in pietra di una delle grotte siano stati scavati da Dedalo, inventore e architetto della mitologia greca, che dunque sarebbe il primo ad avere costruito qualcosa per accogliere chi viaggiava fino a qui. Nei cunicoli di monte Kronio sono stati trovati reperti di cerimonie religiose risalenti a più di quattromila anni fa, e la basilica che oggi divide la cima della collina con l’albergo era, in origine, un luogo in cui venivano ospitati i viandanti e i malati che arrivavano fino a qui per curarsi.

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È nel solco di questa tradizione che nel ventesimo secolo, quando le terme di Sciacca erano ancora in funzione, si pensò di costruire un grande complesso alberghiero collegato direttamente alle grotte vaporose, in cui gli ospiti potevano fare le proprie cure semplicemente prendendo l’ascensore. I lavori, finanziati dalla Regione, iniziarono nel ’54, con la costruzione della grande base in cemento che doveva reggere tutta la struttura. Poi si passò all’albergo vero e proprio, un complesso in cui il piano terra era per hall e cucine, tre piani erano destinati a 80 camere per duecento posti letto e l’ultimo era quello per l’accesso e le cure nelle stufe termali. L’albergo venne finito nei primi anni ottanta ma erano già necessari dei lavori di ristrutturazione, dato il lungo tempo passato dall’inizio dei lavori. In più il complesso non era allacciato alle fogne della città, ma di questo, a parte qualche funzionario dell’amministrazione comunale, non si preoccupò nessuno, dato che l’apertura era rimandata a una data incerta. Ad aprire fu solo il piano delle stufe, a cui si accedeva da un ingresso separato.

L’albergo viene completato nei primi anni novanta, ottiene il certificato di abitabilità e viene inaugurato. Anche questa volta non apre, però, perché nonostante venga dato in appalto a una cooperativa ci si accorge con quarant’anni di ritardo che non è stato risolto il problema dell’attacco alla rete fognaria, senza il quale non è possibile nessun via libera dalle autorità sanitarie. Passa un altro decennio in cui il Grand Hotel San Calogero rimane chiuso e depredato dei mobili. La cooperativa a cui è stato affidato apre un contenzioso con la Regione e le Terme di Sciacca e riesce a ottenere 800 mila euro di risarcimento, una perdita da cui la Regione si salva solo perché la cooperativa nel frattempo fallisce.

L’hotel nel frattempo è lì, sulla cima di monte Kronio, a consumarsi, con le finestre rotte e i vandali che periodicamente fanno visita all’interno. Nel 2011 la Regione ha dato il via libera a un progetto di adeguamento della rete fognaria per un valore di 672 mila euro, ma lo stato della struttura richiede ulteriori lavori e con il fallimento delle Terme di Sciacca anche il piano delle stufe è stato chiuso al pubblico. L’albergo è una delle più longeve opere incompiute d’Italia, con i suoi sessantatré anni di presenza e i miliardi di lire spesi che nessuno riesce a calcolare esattamente, dato che i documenti e i progetti originali si sono persi nel labirinto burocratico degli enti pubblici. Una tradizione di ospitalità lunga millenni si è fermata, prima ancora che nel Grand Hotel San Calogero mettesse piede un solo turista.

 

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26 Febbraio 2017, 17:31

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