Sciarabba, i summit, Messina Denaro: boss e misteri NOMI - Live Sicilia

Sciarabba, i summit, Messina Denaro: boss e misteri NOMI

L'uomo al centro del blitz dei carabinieri a Misilmeri sarebbe in contatto con il superlatitante

PALERMO – Boss di Misilmeri, legato ai mafiosi dei mandamenti palermitani Noce e Porta Nuova, vicino agli agrigentini in contatto con Matteo Messina Denaro. Figura trasversale quella di Cosimo Michele Sciarabba, 43 anni, che oggi torna in carcere. Assieme a lui sono finiti in carcere Alessandro Ravesi, 45 anni Salvatore Baiamonte, 50 anni, Benedetto Badalamenti, 52 anni, Giusto Giordano, 55 anni, Giovanni Ippolito, 55 anni.

Cosimo Michele Sciarabba

Restano oscuri i motivi del suo rapporto con Leo Sutera, storico capomafia di Sambuca di Sicilia. Il suo arresto, qualche anno fa, creò scontri e malumori alla Procura di Palermo. Alcuni magistrati credevano che seguendo Sutera si sarebbe potuto arrivare a Matteo Messina Denaro. Sutera riceveva i pizzini dal latitante trapanese, li leggeva in aperta campagna e infine li distruggeva. Secondo altri magistrati, invece, la pista di Sutera non avrebbe portato altri risultati e così decisero di arrestarlo.

Il nome di Sutera è legato all’ultima stagione in cui si ha certezza che i boss di tre province – Palermo, Trapani e Agrigento – hanno agito per interessi comuni. La conferma è arrivata dalla ricostruzione di alcuni summit. All’ultimo, super riservato, avrebbe partecipato Matteo Messina Denaro, ispiratore della stagione del dialogo.

Ed ecco spuntare Cosimo Michele Sciarabba che con Gaetano Maranzano era stato protagonista di una strana trasferta. Il primo per mesi era stato l’ospite misterioso della riunione convocata dal boss di San Lorenzo, Giulio Caporrimo, al maneggio Villa Pensabene di Palermo. Una mangiata nella più classica delle tradizioni di Cosa Nostra, ma con un numero inusuale di invitati.

Ad ottobre 2012 lo arrestarono perché considerato vicino ai pezzi da novanta dei mandamenti di Misilmeri, Porta Nuova, Pagliarelli e Noce. Maranzano, invece, era indicato come il capo della famiglia mafiosa di Cruillas.

Il 18 giugno 2012 Sciarabba stazionava davanti all’agenzia di pompe funebri dei fratelli D’Ambrogio, in via dello Spasimo. Alessandro D’Ambrogio è stato il capomafia di Porta Nuova e oggi è detenuto. Sciarabba e Maranzano, a bordo di una Toyota Yaris, raggiunsero un abbeveratoio nei pressi dello svincolo della strada statale 624 Santa Margherita Belice-Contessa Entellina.

Scesero dalla macchina e salirono a bordo di un mezzo guidato da un altro uomo in direzione del quadrivio Campofiorito-Corleone, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice. Da qui al bivio Miccina e poi a piedi fino ad un casolare in disuso. Lungo il percorso si era aggiunta una quarta persona, Leo Sutera. I quattro si fermarono in aperta campagna, dove era impossibile piazzare delle microspie.

Cinque giorni prima, l’11 giugno, in contrada Pandolfina, nelle campagne di Sambuca di Sicilia, i carabinieri del Ros filmarono un uomo muoversi tra i vigneti. Quell’uomo, ancora una volta, era Sutera che prelevò dal casolare un pizzino scritto, secondo gli investigatori, da Matteo Messina Denaro. Ed ecco l’ipotesi che i contatti fra i palermitani e gli agrigentini fossero voluti dal capomafia di Castelvetrano

Il 7 febbraio 2012 Sutera attendeva i palermitani nel casolare di contrada Miccina assieme a Vito Campo. Gli investigatori erano riusciti a piazzare le microspie nel terreno, captando 4 dei 45 minuti di dialogo fra i due. Campo fece a Sutera il resoconto di un inaspettato incontro. Un soggetto mai identificato, che Campo definiva genericamente “il palermitano”, lo aveva invitato a recarsi con lui in un posto per mangiare un agnello. Era un posto sudicio, “vomitevole”.

Campo si era ritrovato faccia a faccia con una persona dal viso familiare: “… entro e chi c’è ?… la faccia era conosciuta… però un po’ più asciutto… però era lui…”. Discussero di un lavoro che interessava il boss di Castelvetrano, che per prudenza aveva preferito non rivolgersi direttamente a Sutera “… dopo che sono salito che mi sono allontanato una ventina di metri… lui se ne è andato…”.

“Lui” era Messina Denaro. Un capitolo rimasto oscuro della recente Cosa Nostra.


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