09 Giugno 2020, 10:57
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PALERMO – Arrivarono ai ferri corti. I Milano pretendevano soldi e rispetto. Salvatore Milano, che del mandamento di Porta Nuova è stato il cassiere, voleva la restituzione sei soldi investiti nel grande affare delle scommesse. Così lo hanno ricostruito i magistrati della Direzione distrettuale antimafia e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria.
L’accordo con Francesco Paolo Maniscalco e Salvatore Rubino (in carcere da ieri con l’accusa di essere gli uomini chiave del business), nonostante le rimostranze di questi ultimi, prevedeva una restituzione rateale. Solo che nel febbraio 2017 il meccanismo dei pagamenti si inceppò.
Ed ecco entrate in gioco Angela Milano, sorella di Salvatore, e vedova di Giuseppe Greco, figlio di Michele Greco, il ‘papa’ della mafia”. Angela Milano è anche madre di Leandro Greco, il giovane boss che avrebbe preso in mano le redini del mandamento di Ciaculli e partecipato alla nuova cupola di Cosa Nostra. A Giuseppe Rubino, padre di Salvatore, toccò il compito di comunicare ad Angela Milano che c’erano problemi di soldi. In quei giorni i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria sequestrarono 60 mila euro in un’agenzia di via Isidoro La Lumia riconducibile a Vincenzo Fiore, una di quelle del gruppo Tierre Game. “Ancora non mi ha dato niente, ci sono brutti discorsi… ha le cose del lavoro bloccate… gli hanno chiuso altre due cose che lavoravano”, diceva Rubino padre. Angela Milano non era soddisfatta della risposta: “Tutti siamo combinati male… tutti… tutti, tutti perché ormai tolgono tutte cose a tutti… a noi, cose ereditate di mio suocero… tutto tolto… com’è che gli hanno sequestrato se non sono a nome suo”. Frasi che lasciavano emergere due dati: il terrore delle famiglie mafiose per i sequestri patrimoniali e la presenza occulta di Fiore negli affari delle scommesse.
Il credito dei Milano ammontava a 50 mila euro. “Abbiamo iniziato nel 2016… – aggiungeva Angela Milano – ho il bigliettino di quanto lei… diciamo ha dato… zio Pinuccio… lei ha dato… qua… due, quattro, sei, otto, dieci, dodici, quattordici (14.000 euro, ndr), poi settembre non li ha dati, ottobre non li ha dati, allora quando ha cambiato da duemila ha cambiato lei a mille… e sono passati… e poi c’è novembre, dicembre, gennaio, febbraio me li h a dati, si ricorda che questo mese quando li ha dati, ultimamente?”. Alla fine dei conti i Milano avevano già ricevuto ventimila euro.
Ad aprile 2017 la donna tornò nel negozio dei Rubino in via Emiliani Giudici. “… sì ma alla fine del mese quando? Già ne abbiamo venti… ventisei… oggi ne abbiamo ventisei, quando devo venire?”, ancora una volta Angela Milano non era soddisfatta dei ritardi.
La volta successiva mandò suo figlio, Emilio Greco (che ha sposato la figlia del capomafia di Porta Nuova Gregorio Di Giovanni), a reclamare il pagamento. E così Francesco Paolo Maniscalco decise di fare sapere, tramite Giuseppe Rubino, a Salvatore Milano che non doveva “mandare più nessuno”. In effetti nell’agosto 2018 le microspie registrarono le rassicurazioni di Totuccio Milano: “… domenica vengono… io vorrei parlare e con mio nipote però mio nipote è sempre un ragazzino… io gli dico: tu non ci devi andar e dallo zio Pino… non si preoccupi… “.
Da quel giorno niente più visite indesiderate. Era Salvatore Milano a farsi vivo nel negozio dei Rubino. Tutto filò liscio fino al marzo 2018 quando si arrivò alla rottura e fu necessario l’intervento dell’anziano capomafia di Pagliarelli, Settimo Mineo, e del suo braccio destro Salvatore Sorrentino. Perché? Perché Angela Milano e il figlio Emilio erano tornati in via Emiliani Giudici.
Che cosa si siano detti è stato ricostruito grazie alle confidenze che Giuseppe Rubino fece a Rosario Chianello, uomo della Noce: “… ieri sera è finita a sciarra qua davanti… la madre di quel cornuto… con i Milano… si è messa a fare la guerra… gli ho detto: non gliene do… in questo minuto non ce n’è”. Non solo appresa la notizia che non avrebbe ricevuto soldi la donna avrebbe detto al figlio: “… vedi quello che devi fare”.
A Giuseppe Rubino non restava che parlare di nuovo con Salvatore Milano: “… ora che viene gli devo dire: dimmi una cosa, ho parlato in questo modo, secondo te ora che dovrei fare io perché io sono più grande e tu sei più piccolo, se tu fossi al posto mio che faresti?… senti qua, si sta recuperando solo per rispetto tuo perché una lira non gliela davo poteva venire chiunque”.
Ed era sempre Rubino a fare emergere che “abbiamo uscito finora 115.000 euro”. Erano tutti soldi dati ai Milano? L’intervento di Maniscalco, Mineo e Sorrentino ha messo a posto le cose. Fu salvatore Milano, nel marzo 2018, a dire a Giuseppe Rubino: “… no Pinù la chiudiamo con 10.000”. Soldi che effettivamente sarebbero stati consegnati nell’ottobre successivo.
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09 Giugno 2020, 10:57