26 Giugno 2017, 17:56
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CASTELVETRANO (TRAPANI) – Da un lato una relazione di 31 pagine firmata da un prefetto, che parla di una “permeabilità” del Comune a “influenze criminali esterne” e di una “perdurante ‘mala gestio’ che ha coinvolto ogni settore dell’azione amministrativa”, dall’altro l’autodifesa di chi ha amministrato quella città per quasi cinque anni. In mezzo c’è Castelvetrano, poco più di trentamila abitanti, nel cuore della provincia di Trapani, dove è nato il superlatitante Matteo Messina Denaro e dove le infiltrazioni di cosa nostra nell’amministrazione pubblica hanno portato allo scioglimento del Comune nei primi giorni di giugno. La campagna elettorale era di fatto partita ma il provvedimento del Consiglio dei ministri ha fatto saltare il banco: 18 mesi di commissariamento.
Sul tavolo resta il giudizio duro del prefetto di Trapani Giuseppe Priolo, figlio delle risultanze di una ispezione che in due mesi ha portato ad analizzare gli ultimi cinque anni dell’amministrazione guidata dal sindaco Felice Errante, eletto al ballottaggio cinque anni fa con una coalizione che metteva insieme Pd, i finiani di Futuro e libertà per l’Italia, l’Udc di Casini e l’Api di Rutelli. Una gstione di cinque anni di chiusasi con le dimissioni in primavera e che ora finisce sul banco degli imputati “ma io – sottolinea Errante – ho bisogno di raccontare la mia verità perchè voglio difendere la mia integrità morale e dare la mia versione dei fatti”.
La relazione di Priolo è un lungo atto d’accusa in cui si evidenziano “ingerenze di soggetti contigui a cosa nostra nei processi di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi del Comune”. Un quadro che viene definito “inquietante”, con “diversi amministratori” considerati “vicini” alla mafia. Infiltrazioni che avrebbero riguardato anche la maggioranza a sostegno di Errante. “E’ un quadro agghiacciante – sostiene l’ex sindaco, che lavora a una controrelazione di autodifesa -. Sono parole dure, a mio parere, a tratti anche violente e immeritate. Avrei fatto degli atti non consentiti dalla legge? Nel corso del mio mandato sono state prodotte 2.600 delibere di giunta e circa 500 ordinanze sindacali, è difficile capire quali siano gli atti contestati”.
Un capitolo della relazione prefettizia è dedicato proprio a Errante e al suo ruolo di sindaco negli ultimi cinque anni: “Gli approfondimenti effettuati – si legge – hanno consentito di accertare come egli abbia consentito, quando non ne è stato addirittura patrocinatore, che determinati soggetti, contigui o vicini alle organizzazioni mafiose, facessero parte della sua maggioranza consiliare o addirittura della sua giunta; altri – prosegue la relazione – sono stati nominati come consulenti, malgrado motivi,quantomeno di opportunità, ne sconsigliassero la scelta”. Parole a cui Errante risponde: “Quella relazione parla di inopportunità, di vicinanza a soggetti controindicati – dice – ma ci sono dentro presunzioni e troppi ‘verosimilmente’. Il tutto senza contestazioni specifiche, almeno fino ad oggi. Attendo di sapere quali siano gli atti che avrebbero favorito la mafia. Il ‘si presume’, il ‘verosimilmente’, a mio avviso, non bastano. Non sono sufficienti a colpire quasi a morte l’onorabilità delle persone. Non dubito della oggettività dell’ispezione, ma è strano che i tanti atti concreti portati avanti dalla mia amministrazione in tema di legalità non siano stati citati”. E ancora: “Sono certo che nessuno di questi atti ha, almeno intenzionalmente, agevolato la mafia”.
Nonostante le rassicurazioni di Errante, la prefettura di Trapani è impietosa nelle critiche sulla gestione dei beni confiscati alla mafia e sul fronte degli appalti pubblici, con la comparsa di alcune imprese destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia nell’elenco delle ditte di fiducia del Comune di Castelvetrano: “La mia amministrazione ha reinserito nel circuito legale quasi cento immobili confiscati alla criminalità organizzata – sostiene -. La questione delle ditte colpite da interdittive antimafia? L’inserimento avveniva automaticamente dietro la presentazione di autocertificazioni. Forse sono state cancellate in ritardo – ammette Errante – ma nessuna di quelle imprese ha mai ottenuto appalti pubblici sotto il mio mandato”. Tra le accuse anche “il frequente ricorso” ad affidamenti diretti: 803 complessivamente, ma secondo Errante 794. “In ogni caso erano inferiori alla soglia dei 40mila euro prevista dal codice dei contratti – spiega l’ex sindaco – e ben 529 di questi erano affidamenti inferiori tremila euro”.
Non solo mafia nel documento redatto da Priolo e trasmesso al ministro degli Interni Marco Minniti. Tra le 31 pagine anche un focus sulla gestione amministrativa ed economica del Comune di Castelvetrano, che sarebbe stato gestito ds Errante e dalla sua giunta con provvedimenti considerati “perniciosi” per l’ente. Forti critiche anche per i “numerosissimi contributi” a privati, enti e associazioni del territorio. “Il numero elevato di destinatari e l’entità dei contributi, in un Comune strutturalmente deficitario, fa presupporre la presenza di un sistema – si legge nella relazione – ascrivibile a un vero e proprio ‘voto di scambio'”. Secondo la prefettura di Trapani, dunque, l’era Errante al Comune di Castelvetrano sarebbe stata caratterizzata da un atteggiamento impegnato “più a elargire contributi, sussidi e prebende di ogni tipo” che a gestire in maniera oculata le casse di un ente che “versa in una situazione economica strutturalmente deficitaria”. Giudizi che Errante contesta “perché appartenenti alla sfera delle valutazioni politiche che spettano ai cittadini al momento del voto. I contributi ai cittadini bisognosi? Non vengono erogati dal sindaco ma dagli uffici di solidarietà sociale del Comune”. E’ questo uno dei capitoli più discussi: “Si tratta di contributi di circa 150 euro per l’acquisto di beni di prima necessità o per il pagamento delle bollette – sottolinea Errante -. Quelle pratiche, inoltre, erano accompagnate da tutti i documenti necessari come la dichiarazione Isee. A quella gente – spiega ancora Errante – non ho mai chiesto né voti né nulla in cambio. Tante volte con risorse personali e raccolte di denaro in giunta abbiamo aiutato persone in difficoltà”.
Giudizi opposti anche per l’immancabile capitolo urbanistico che accende i riflettori sull’area costiera di Triscina, saccheggiata dall’abusivismo edilizio. “La commissione – scrive Priolo – ha sottolineato l’emersione di un modo spregiudicato di operare, da parte del Comune, in uno dei settori più strategici e delicati, particolarmente sensibile al rischio infiltrazioni della criminalità organizzata”. Per risanare Triscina l’Amministrazione di Castelvetrano non avrebbe previsto “alcun piano attuativo di recupero, con il rilascio indiscriminato di numerose concessioni edilizie sulla base di un semplice parere legale e in assenza di alcuna verifica degli standard urbanistici”. Nessun piano di recupero ma, al contrario, un investimento “cospicuo” per realizzare opere di urbanizzazione per Triscina che non ha visto “alcuna demolizione” né la “riscossione di alcun onere da parte di chi – si legge – ha fatto scempio del territorio”. Una situazione che secondo Errante, però, non è ascrivibile interamente alla sua gestione: “Contestare alla mia sola giunta il grave disordine urbanistico di Triscina – sostiene – è fuori luogo e fare diventare questo disordine una concausa dello scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose è una forzatura. Non so se tra le 400 case abusive da abbattere ci siano abitazioni di soggetti in odor di mafia. E’ verosimile, ma è solo l’Amministrazione Errante ad essere stata inerte? E le precedenti e la stragrande maggioranza dei sindaci costieri d’Italia?”. Errante ricorda che l’abusivismo di Triscina “nacque nel lontano 1968” e rivendica i 15 immobili demoliti sotto la sua amministrazione, mentre “per altri 16 – aggiunge – è già stato avviato l’iter” che porterà all’abbattimento. “”Non sarà la soluzione dei mali della borgata – ammette l’ex sindaco – ma è sicuramente un concreto inizio”.
Errante non accetta neanche le critiche sulla scarsa capacità di riscossione dei tributi e sulla crisi di liquidità del Comune, figlie delle osservazioni della Corte dei conti riportate nella relazione Priolo. “Le verifiche dei rendiconti 2012, 2013 e 2014 sono state ritenute esaurienti dai magistrati contabili e le contestazioni sono state archiviate – sottolinea l’ex sindaco -. Nel corso del mio mandato è sempre stato rispettato il patto di stabilità ma questo elemento non compare nella relazione. Ad oggi il Comune non versa in stato di dissesto finanziario né in quello di pre-dissesto perché rispetta i parametri di legge”. L’evasione fiscale? “E’ dovuta alla grave crisi economica in cui versa la città, così come l’intero Meridione d’Italia, e in ogni caso il dato sull’evasione è in linea con quello degli altri comuni siciliani, e in ogni caso non è vero che siamo rimasti fermi davanti al problema. Dopo un bando di carattere europeo il recupero coatto di quelle somme a una ditta esterna”.
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26 Giugno 2017, 17:56