10 Giugno 2015, 15:59
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CATANIA – “La Buona Scuola”: docenti scioperano durante gli scrutini. Gli insegnanti mantengono le promesse della vigilia e incrociano le braccia nei giorni delle valutazioni. Una protesta massiccia e diffusa in tutto il paese. Catania non ha fatto eccezione. Così dopo le dure proteste delle scorse settimane, sciopero della fame compreso, i docenti tornano sulle barricate forti degli ultimi sviluppi politici e degli ostacoli incontrati nelle ultime ore dal ddl renziano. Luca Cangemi, membro del coordinamento etneo contro il disegno di legge, fa il punto sulla protesta e sull’iter della riforma.
Professore, come procede lo sciopero?
In modo straordinario: gli insegnanti si sono organizzati, spesso durante assemblee, in modo di scioperare a turno e bloccare così tutti gli scrutini. La risposta positiva è stata ancora una volta corale, come nello sciopero del 5 maggio, come per il boicottaggio dei test Invalsi, come nelle tante manifestazioni. Genitori e studenti hanno, inoltre, mostrato un atteggiamento solidale.
Quali sono i numeri delle adesioni alla protesta in città?
I numeri li daremo alla fine (secondo i calendari delle scuole gli scioperi continuano anche nei prossimi giorni) possiamo già dire con certezza però che l’obiettivo di non far svolgere gli scrutini nei giorni dello sciopero è riuscito nella quasi totalità delle scuole catanesi. E’ stata condotta con successo una battaglia difficile e questo successo peserà. Siamo pronti a nuove iniziative di lotta.
A che punto è lo stato dell’arte del disegno di legge sulla scuola?
Le difficoltà del governo crescono di ora in ora, al Senato si fanno più forti le voci critiche, il prezzo pagato da Renzi in termini di consenso è molto grande. Aumentano, con il passare dei giorni, anche le difficoltà tecniche del ministero dell’Istruzione, che è già in ritardo con le complesse operazioni per il prossimo anno scolastico. Il maldestro e grave tentativo di anticipare alcuni atti, come se la legge fosse già approvata, è stato subito denunciato e il Ministro è stato costretto a ritirarlo.
Nonostante il parere di incostituzionalità espresso dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, il Pd dice che non ci sono battute d’arresto. E’ veramente così?
Queste posizioni dimostrano a quale infimo livello sia giunto il senso delle Istituzioni del Pd: una commissione del Parlamento avanza dubbi di costituzionalità su una legge importante e si risponde con un’alzata di spalle. Per chi dirige il Pd, la Costituzione e la scuola pubblica, sono ostacoli. La realtà comunque è che il percorso del ddl, già oggi, è stato assai ritardato rispetto ai progetti del governo e il sostegno parlamentare molto indebolito.
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10 Giugno 2015, 15:59