Cronaca

Sciopero della fame dei giudici onorari: no al caporalato di Stato

di

01 Dicembre 2020, 17:08

1 min di lettura

PALERMO – Non era mai accaduto prima, in nessun tribunale italiano. A Palermo i giudici onorari hanno deciso di alzare l’asticella della protesta.

Due di loro, Vincenza Gagliardotto e Sabrina Argiolas, da oggi sono in sciopero della fame. Chiedono rispetto per il loro lavoro. Da anni, per l’esattezza dal 1998, il loro contributo è decisivo. Senza lo sforzo dei magistrati onorari accanto ai togati le statistiche sull’efficienza nel Palazzo di giustizia sarebbero impietose.

Sono pagati 98 euro lorde per ogni otto ore di lavoro, ma a loro carico hanno tutte le spese contributive, previdenziali ed assistenziali. Senza contare i rischi sanitari di chi frequenta le aule in un periodo segnato dal Covid.

Due onorari hanno contratto il virus. Restando a casa e non svolgendo le udienze le indennità si riducono ulteriormente. Senza contare la beffa che subita da uno dei due giudici risultati positivi che si è visto recapitare un invito a depositare al più presto alcune sentenze mentre si trovava ricoverato in ospedale.

Articoli Correlati

La Corte di giustizia europea ne ha riconosciuto il ruolo svolto secondo le tipiche logiche del lavoro subordinato. Eppure, dicono, anche “l’attuale esecutivo persiste nel voler mortificare la categoria dei magistrati onorari di Tribunale, negando loro lo status di lavoratori subordinati”. Ed è per questo che parlano di “caporalato di Stato”.

La verità è che se i magistrati onorari si fermassero tutti insieme la macchina della giustizia andrebbe alla deriva.

Dalle donne sedute panchina al pianterreno del nuovo Palazzo di giustizia, dove stamani è iniziata la protesta che andrà avanti ad oltranza, non parte alcuna recriminazione nei confronti “colleghi”, piuttosto una critica pesantissima a chi prende le decisioni politiche.

Non è un caso che oltre alla solidarietà degli avvocati, da sempre al fianco degli onorari, in queste ore tanti giudici togati stanno firmando un documento di solidarietà.

Pubblicato il

01 Dicembre 2020, 17:08

Condividi sui social