21 Maggio 2012, 16:15
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“Non polemizzo”. Sono queste le prime parole pronunciate da Fabrizio Ferrandelli ai suoi, un minuto dopo essere giunto al comitato elettorale di via Siracusa. E così, dopo essersi preso un lungo applauso dal suo staff, alle 16,45 l’aspirante baby sindaco di Palermo (31 anni lui, quasi 65 il suo avversario) si presenta ai giornalisti con lo stesso sorriso che ne ha caratterizzato l’immagine durante l’intera campagna elettorale. “Siamo contenti – dice – di avere guadagnato il ballottaggio della quinta città d’Italia. Rispettiamo il risultato elettorale perché il volere dei cittadini si rispetta. Ma, consapevoli della risposta che il nostro progetto ha avuto, vogliamo che la nuova amministrazione sappia che saremo presenti per risolvere i tanti problemi della città e saremo vigili. Continueremo con un impegno costruttivo a rappresentare chi ha creduto in noi. E soprattutto continuerò a lavorare da uomo libero”. Un concetto quest’ultimo che Ferrandelli (appoggiato in questa competizione da Pd, Sel e altre liste) sottolinea più volte, tornando anche sulla scelta di rifiutare qualsiasi “apparentamento” politico. Escamotage ventilato subito dopo il primo turno e che gli avrebbe permesso di godere di un’ampia maggioranza: “Non ho nulla da rimproverarmi. Sono libero, senza tessera di partito, ho messo su una lista che ha guadagnato una buona rappresentanza all’interno delle istituzioni. E al momento degli apparentamenti ho dimostrato di che pasta sono fatto. Non accetto compromessi e induci”.
Ferrandelli, fuoriuscito da Idv dopo la scelta di candidarsi, resterà adesso fuori anche dal consiglio comunale. E a chi chiede cosa farà già domani, il vincitore delle primarie del centrosinistra risponde: “Continuerò a stare nella mia città, a lavorare nel mondo del volontariato e mi dedicherò di più alla mia famiglia e alla nascita di mia figlia che avverrà ad ottobre. D’altronde quella di non candidarmi al consiglio comunale è stata una scelta: sono sceso in campo senza paracadute pensando solo al bene della città. Adesso continuerò a lavorare nel sociale, forte comunque dei 60 mila voti presi (27,57% contro 72,43% totalizzato da Orlando, ndr). Sarò il secondo cittadino. E questa è la mia risposta a quanti non credevano che un trentunenne avrebbe potuto sfidare gli apparati. Auguro buon lavoro ad Orlando e gli chiedo di rendere orgogliosi i palermitani della fiducia che gli hanno dato”.
E di punto di inizio ha parlato anche il senatore Beppe Lumia, giunto in via Siracusa mezz’ora dopo Ferrandelli: “Fino a qualche anno fa era impensabile pensare che il centrosinistra potesse avere una affermazione così vasta a Palermo. Adesso non c’è più solo Orlando, ma c’è un ‘noi’ fatto di associazioni, volontariato, imprese, cultura. E da questo bisogna partire. In questa competizione elettorale Palermo ha chiesto una istanza di rassicurazione e per questo si è rivolta verso l’“io” sicuro e quell’io ha vinto e bisogna prenderne atto. Chi ha investito su Ferrandelli pensando di raccogliere subito i risultati ha fatto male i suoi conti”.
Rimpianti per quelle primarie non accettate? “Sicuramente se non ci fossimo spaccati, oggi Ferrandelli sarebbe il sindaco di Palermo e questo ci conferma che la scelta di immettere una nuova generazione nella politica è stata una scelta giusta”. E su un ritorno di dialogo con l’Idv in vista delle prossime regionali, afferma: “C’è chi pensa che il centrosinistra debba stare da solo e dietro quest’istanza c’è un aspetto positivo, ossia una paura verso i compromessi e una voglia di far cambiare pagina alla Sicilia. Altra posizione è quella di chi ritiene che il Pd debba essere il perno di una vasta alleanza e anche in questo c’è una istanza positiva, perché non si può pensare che il centro sinistra possa essere autonomo. Adesso bisogna coniugare queste due tendenze”.
Mette l’accento sulla scarsa affluenza alle urne il responsabile della campagna elettorale di Ferrandelli, Giorgio Schultze, che prova a fare una prima analisi: “Il primo vero problema – dice – è quello dell’affluenza. In uno scontro così importante come era quello per l’elezione del sindaco di Palermo, il fatto che l’affluenza non abbia raggiunto il 40 per cento vuol dire solo una cosa: che la democrazia è stata sconfitta. Con la discesa i campo di Orlando la partecipazione si è azzerata. Abbiamo avuto un avversario che non ha mai parlato di programmi, ma solo dell’inquinamento delle primarie. Adesso chi governerà lo farà con l’appoggio di poco più del trenta per cento della città. E questo è l’unica vera preoccupazione”.
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21 Maggio 2012, 16:15