17 Dicembre 2012, 17:11
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CATANIA – Dieci militari della guardia di finanza sono rimasti feriti in scontri avvenuti nel Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Mineo per contrasti sulla concessione di riconoscimento di rifugiati politici. Tre di loro sono stati trasferiti nell’ospedale di Caltagirone. Accertamenti sono in corso su uno dei tre colpito da un tombino alla testa: l’impatto è stato attutito dal casco e l’ uomo ha subito un trauma allo zigomo, ma non è in pericolo.
E’ aumentato il numero di appartenenti alle forze dell’ordine rimasti feriti nello scontro nel Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Mineo che sarebbe scoppiato per problemi sul rilascio dei permessi di soggiorno e di rifugiato politico. Agenti e militari sono stati colpiti con lancio di sassi, pezzi di staccionate e oggetti contundenti. Le forze dell’ordine hanno sparato dei lacrimogeni e gli extracomunitari si sono allontanati, ponendo fine allo scontro. Nel Cara di Mineo, che stato attivato per accogliere circa 1.800 persone, al momento ci sarebbero circa 2.700 migranti. Il numero sarebbe lievitato con gli sbarchi ripresi a Lampedusa: gli extracomunitari che sono arrivati nell’isola delle Egadi sarebbero stati trasferiti nel centro del Catanese. Un altro arrivo è previsto per questa sera.
“L’ennesima rivolta nel Cara di Mineo” in cui sono rimasti feriti una decina di appartenenti alle forze dell’ordine è “l’ennesima testimonianza che lo Stato non agisce in maniera univoca e unitaria sul fenomeno” perché “scarica il problema, che nulla a che fare con l’ordine e la sicurezza pubblica, esclusivamente sugli addetti del comparto sicurezza”. Lo afferma Felice Romano, segretario del Siulp, che esprime “solidarietà” ai militari della guardia di finanza e alla polizia. Secondo il sindacato “é necessario che il Governo, e se del caso lo stesso Parlamento, intervenga per fare chiarezza sulle normative che prevedono l’accoglienza, il contrasto e la gestione dell’immigrazione nel nostro Paese”. “Mentre i responsabili governativi tagliano – aggiunge Romano – mentre i fini giuristi si impegnano nella ricerca forsennata di un dolo nell’applicazione delle norme, fosse anche eventuale purché si dimostri che lo ‘sbirro’ è aguzzino e non la norma che è fallace, intanto le costole e le teste degli appartenenti alle forze di polizia fanno da scudo a questo desolante scenario di rappresentanti dei poteri dello Stato”. Il Siulp chiede “l’intervento del Governo per avere risorse, umane, economiche e strumentali, per affrontare l’emergenza immigrazione ma anche – sottolinea Romano – regole di ingaggio chiare e univoche rispetto alle modalità, alle procedure e alle norme che occorrono per gestire questa emergenza epocale nel rispetto dei diritti dei singoli, ma anche delle norme emanate a tutela degli interessi generali del Paese”.
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17 Dicembre 2012, 17:11