01 Luglio 2019, 20:10
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PALERMO- L’imprenditore milanese Antonello Barbieri, scalzato da Vito Nicastri, si è rifatto sotto e alla fine, a giudicare dai risultati ottenuti, ha avuto la meglio persino sullo stesso “re del vento”.
Nell’inchiesta sugli affari sporchi delle energie alternative c’è anche la storia del braccio di ferro fra Barbieri e Nicastri. Una sfida combattuta ricorrendo a due cordate di sponsor politici.
A Barbieri, finito stamani ai domiciliari, la Procura di Palermo contesta di essere stato socio occulto di Nicastri fino al dicembre 2015, quando gli è subentrato Paolo Arata versando 300 mila euro per rilevare da Barbieri le quote della Etnea srl. Gli agenti della Dia di Trapani hanno trovato traccia del passaggio di denaro da Barbieri ad Arata, facendo transitare i soldi da alcuni conti correnti milanesi a quelli dei prestanome di Nicastri. Un’operazione fittizia che Nicastri ha ricostruito nella sua confessione ai pubblici ministeri.
Barbieri non si sarebbe fatto da parte, ma avrebbe cercato di sfruttare le sue conoscenze all’interno dell’assessorato regionale all’Energia. Ha ottenuto l’autorizzazione per costruire e poi ampliare un impianto fotovoltaico a Carlentini, nel Siracusano, con la società “Sun Power Sicilia”. Solo lo scorso aprile, quando è divampato lo scandalo giudiziario, la Regione ha sospeso le autorizzazioni.
Nicastri ha spiegato nei suoi primi verbali che “ad aprile 2018 Alberto Tinnirello (il dirigente della Regione arrestato nelle scorse settimane, ndr) ha concesso alla Sun Power Sicilia un’autorizzazione unica senza Via” e si è detto certo che “Tinnirello è stato pagato da Barbieri”. Non solo, l’accordo prevedeva che ad affare ultimato Barbieri avrebbe girato al dirigente una parte dei dieci milioni ricavati dalla vendita della concessione.
Nicastri ha cercato di mettere i bastoni fra le ruote a Barbieri. Giacomo Causarano, scrivono gli investigatori della Dia Trapanese, “con l’appoggio del suo capo ufficio Tinnirello, si prodigava per impedire che la Sun Power Sicilia potesse avviare i lavori per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico e conseguentemente richiedere l’ampliamento dello stesso, presupposto per la definizione dell’accordo milionario siglato dal Barbieri”. Gli investigatori non escludono che Tinnirello possa avere cambiato idea strizzando successivamente l’occhio a Barbieri.
Causarono si accorse che Barbieri non aveva ancora consegnato i documenti che attestavano la disponibilità immediata dei terreni su cui dovevano sorgere gli impianti. “Si trattava naturalmente di un’azione dilatoria – si legge nelle informative – volta ad esercitare pressioni sul Barbieri e spingerlo a scendere a patti con Vito Nicastri”.
Causarano fece partire una lettera di messa in mora. Barbieri capì che stava per restare con in mano un pugno di mosche e si attivò: “Della lettera di messa in mora della Sun Power Sicilia sarebbero stati immediatamente informati gli sponsor politici del Barbieri che si sarebbero rivolti all’entourage del presidente della Regione Musumeci, che a loro volta avrebbero attivato i vertici dell’assessorato regionale all’Energia, perché chiedessero spiegazioni al Tinnirello”.
Il delicato passaggio politico gli investigatori lo hanno ricostruito intercettando un incontro del 30 agosto 2018 fra Manlio Nicastri, figlio di Vito, Paolo e Francesco Arata. Quella mattina Nicastri jr si era recato all’assessorato all’Energia: “… ma oggi però in stanza lì… che sono andato a sistemare la cosa delle turbine… poi sono passato da lì… s’è fermato Tinnirello nella sua stanza (la stanza di Causarano, ndr) che doveva andare a una riunione… gli ha detto ‘ah Giacomo vedi che comunque su quella lettera che hai scritto… è successo un casino, sono scesi tutti’… ci fa Tinnirello a Giacomo… è sceso De Luca che è un ingegnere… omissis… Che fa parte dell’impianto che ha buoni rapporti… e dice ha detto un altro nome tipo che è un segretario non so chi… e poi c’è il braccio destro di Musumeci (ride)… dice altre due persone… cinque persone sono tutti incazzati perché ha dato questi sette giorni… “.
“Quindi ha agganci con Musumeci… come cazzo c’è arrivato a Musumeci?”, si chiedevano gli Arata. Nicastri li tranquillizzava: “A noi non ci interessa, tanto alla fine… basta che ci da quello che ci spetta”. E Francesco Arata concludeva: “Ma Giacomo è bravo. Sta con noi Giacomo… “. Stava con loro, ma ad un certo punto si sarebbe messo a disposizione di Barbieri.
Occorre fare un passo indietro. Nel novembre del 2013 il capitale della Sun Power Sicilia viene ceduto alla Quantas di Antonello Barbieri dalla Enexon Sicilia, una delle società finite in amministrazione giudiziaria quando è stato sequestrato il patrimonio di Nicastri. L’11 dicembre 2015 la Quantas cede l’intero capitale a Barbieri. Nel successivo mese di aprile la Sun Power Sicilia ottiene l’autorizzazione unica per un progetto relativo alla realizzazione di un impianto solare termodinamico nei comuni di Carlentini e Melilli in provincia di Siracusa.
Il 18 luglio 2017 Barbieri cede l’80% delle quote di Sun Power alla Baywa Re Italia. Barbieri viene pagato con due bonifici: il primo nello stesso giorno di luglio di 490 mila euro e il secondo ad ottobre per un milione e 248 mila euro.
Secondo la ricostruzione della Dia di Trapani, Barbieri si sarebbe prestato al gioco di Nicastri affinché potesse rientrare in possesso della società sottraendola all’amministrazione giudiziaria. Ad un certo però, dopo la cessione alla Baywa, Nicastri capisce che Barbieri sta facendo il furbo. Crede di avere in mano la carta per bloccarlo: è in possesso di un assegno della Sun Power Sicilia di 500 mila euro senza né data né beneficiario. Decide di metterlo all’incasso per fare saltare i progetti di Barbieri. Manlio Nicastri inquadra così la strategia del padre: “Le strade sono due parallele… io che mi vado a versare l’assegno e entro trenta giorni… omissis… Perché altrimenti protestano l’amministratore…omissis… blocca tutto? Cioè… non credo proprio… è giusto?… dice (Barbieri, ndr) paghiamo e ce lo leviamo dai coglioni”.
Il versamento non va a buon fine perché in banca si accorgono che c’è la firma dell’amministratore ormai non più in carica. Non solo: Barbieri teme che i Nicastri possano avere altri assegni e allora ne denuncia la scomparsa alla polizia di Milano.
Come è andata a finire? Le strategie dei Nicastri sono andate a vuoto. Barbieri è rimasto al suo posto. Le intercettazioni dicono che sarebbe riuscito ad agganciare Causarano. L’uomo di Barbieri per entrare negli ingranaggi della burocrazia viene indicato dagli investigatori in Angelo Mistretta, ingegnere di Partanna pure lui sotto inchiesta. Mistretta “grazie alla sua vasta rete di conoscenze all’interno dell’apparato burocratico regionale, rappresenta per Barbieri l’anello di collegamento con i dirigenti degli uffici regionali dell’assessorato Territorio e ambiente e dell’assessorato all’Energia”. Lo scorso aprile, quando è divampato lo scandalo giudiziario, la Regione ha sospeso le autorizzazioni rilasciate alla Sun Power per l’ampliamento dell’impianto fotovoltaico tra Carlentini e Melilli.
Le intercettazioni spostano le indagini dei pm Guido e De Leo fino ai primi mesi del 2019. Il 24 febbraio Barbieri avvisa Mistretta che l’istanza di un suo progetto è stato assegnato alla Commissione tecnica regionale. Gli chiede se sia opportuno avvicinare i commissari e cercare la sponda in un dirigente. La pratica finisce sul tavolo di Causarano, lo stesso che ha cercato di stoppare Barbieri d’intesa con i Nicastri. Ora, però, Causarano dialoga con Mistretta. Ce ne abbastanza per fare scrivere al gip Guglielmo Nicastri che “Barbieri è risultato tuttora inserito” nel meccanismo illecito. E con lui i suoi sponsor politici.
Il 14 marzo viene registrata una telefonata fra Barbieri e Mistretta. Barbieri sostiene che D’Urso gli abbia detto che per concedere l’autorizzazione all’ampliamento del progetto dei parchi fotovoltaici della Sun Power non sarebbe stato necessario attivare alcuna conferenza di servizi. D’Urso gli avrebbe anticipato la volontà di emettere il decreto autorizzativo non appena gli fosse pervenuto il parere dell’assessorato al Territorio e ambiente: “… lui ci fa il decreto senza conferenza… perché mi ha citato una norma e io me la sono studiata… l’articolo cinque… dove dice che se tu tieni inalterato gli ingombri… inalterato l’area dell’impianto… la variazione di potenza non è una variante sostanziale… .
“A tal fine, secondo il racconto di Barbieri, D’Urso avrebbe assegnato la pratica personalmente ed esclusivamente a Causarano intimandogli di confrontarsi in merito alla stessa esclusivamente con lui:: “… però gli ha detto al suo capo gabinetto… gli dica all’architetto di confrontarsi con me e di chiudere sta pratica prima possibile…”.
AGGIORNAMENTO. LA NOTA DEL DIRIGENTE GENERALE DEL DIPARTIMENTO ENERGIA SALVATORE D’URSO.
“Non ho mai conosciuto i signori Barbieri e Mistretta ne tantomeno, ho mai parlato con il primo. Le dichiarazioni riportate, frutto si ritiene di una intercettazione fra i due, sono totalmente prive di fondamento. Ridicola è poi l’affermazione di avere sollecitato il mio ‘Capo di Gabinetto’, chiunque infatti sa che detta figura è appannaggio dei Signori Assessori e non dei Dirigenti Generali. Non ho mai presentato – prosegue D’Urso – Arata a Pierobon! Ho conosciuto Arata ed il figlio qualche giorno prima dei primi arresti, accompagnati nella mia stanza dal Causarano come da me riferito alla Autorita’ Giudiziaria. Non conoscendolo non potevo avvisare alcuno”.
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01 Luglio 2019, 20:10