Scuola, ordinanze e caos: "Ecco perché era giusto chiudere" - Live Sicilia

Scuola, ordinanze e caos: “Ecco perché era giusto chiudere”

Ritorno in classe a Gravina di Catania, ma a preoccupare è il numero ancora troppo basso di vaccinati.

CATANIA – Il ritorno in zona gialla, per Gravina di Catania, è un segnale di speranza. Ma la parola fine è lontana. Anche perché, quella rilevazione che dice che la percentuale dei vaccinati è ancora ancora sotto quota Settanta, non fa stare tranquillo il sindaco, il neanche quarantenne Massimiliano Giammusso. Intanto c’è da gestire il rientro a scuola dopo il controverso alt dei scorsi giorni. “L’ultimo aggiornamento ricevuto è del 14 gennaio e ci dice che siamo scesi a quota 393 contagi, a inizio settimana eravamo invece a 494. Nei giorni coincidenti con la sospensione dell’attività didattica siamo dunque scesi di cento contagi. Da tre giorni però non ho aggiornamenti”, ci dice il primo cittadino. 

Giammusso, rivendica dunque la scelta di aver tenuto le scuole chiuse?

“Sembrerebbe di sì”.

E ora che succede?

“Da oggi (ieri, ndr) siamo in presenza”.

Qual è il clima tra studenti, genitori e docenti?

“Da una parte c’era grande voglia di ricominciare, in fondo le scuole erano chiuse da quasi un mese. Dall’altra c’è una naturale preoccupazione e attenzione: i contagi sono saliti in maniera esponenziale dal periodo immediatamente precedente al Natale alle ultime settimane”.

Che succede se dalla scuola partissero nuovi focolai?

“Il dato di partenza è che esiste una normativa nazionale sulla dad da attivare qualora si registrassero dei casi all’interno delle classi. Se la situazione, invece, dovesse precipitare nuovamente faremmo una nuova analisi”. 

Quali strategie da mettere in campo?

“Il nostro obbiettivo è garantire la sicurezza di massima. Non possiamo impedire che ci siano contagi, ma non possiamo neanche lasciare che i numeri possano crescere in maniera incontrollata. La scuola è un valore e la presenza un bene. La dad è un male, ma talvolta un male necessario per garantire la sicurezza di tutti”. 

C’è disponibilità di mascherine Ffp2?

“Dal punto di vista pubblico, non ne abbiamo ricevute. Per quanto riguarda le chirurgiche, sono state già state messe a disposizione dalla Protezione civile e le abbiamo distribuite alla popolazione. Non le Ffp2, invece. Chi le ha è perché ha provveduto privatamente”.

Serve un supporto dall’alto?

“Credo proprio di sì. Credo che si debba replicare quanto fatto con le mascherine chirurgiche. Se si ritiene che siano determinanti, che siano un prezioso aiuto, allora bisogna agire in tal senso”.

A Misterbianco, altro Comune dove la campagna vaccinale non ha preso il volo, il sindaco ha predisposto i tamponi per tornare a scuola. Non si poteva fare così anche altrove?

“Noi abbiamo richiesto più volte di fare dei drive-in. Ma ci è stato detto chiaramente che nel periodo natalizio le scorte dei tamponi erano talmente tante da soddisfare la richiesta enorme; nel periodo immediatamente successivo, c’è stato il problema di gestire i tamponi di fuoriuscita dalla quarantena. Immagini che in molti non hanno ricevuto comunicazioni da parte delle Asp”.

Pare che sia andata così, in molti casi.

“Infatti, come Comune di Gravina ci siamo messi a disposizione delle Usca per fare i tamponi di fuoriuscita”.

Ritiene che l’ordinanza della Regione che ha consentito le dad anche fuori dalle zone rosse abbia creato un conflitto con il governo nazionale?

“Di fatto c’è una difformità. Tuttavia, credo che il problema sia più radicale”.

In che senso?

“Vista l’enorme difficoltà nel tracciamento che hanno avuto le istituzioni sanitarie, bisogna domandarsi se i dati allarmanti distribuiti ai sindaci fossero veritieri”.

Aspetti, che vuole dire?

“Mi chiedo se fossero in difetto. Territori come il nostro, che erano in arancione, magari avrebbero meritato di essere indicati con un colore ancora più scuro. Insomma, le ordinanze dei sindaci siciliani, che hanno chiuso le scuole, sono state dettate da una preoccupazione legittima”.

Legittima, ne è sicuro?

“Sono stati varati degli interventi magari poco ortodossi, ma, a mio avviso, necessari. Appunto perché è saltato il sistema di tracciamento dei positivi”.

Nel suo comune ancora pochi vaccinati, qual è la ricetta per uscire dalla crisi?

“Vaccinarsi, ovviamente. Non è una caso se a Gravina abbiamo avuto una crescita così importante di positivi. I numeri sono cresciuti in tutta la Sicilia, è vero, ma da noi in maniera nettamente superiore”. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI