04 Ottobre 2013, 20:32
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PALERMO – Fare squadra per ottenere dal Ministero dell’Istruzione le risorse necessarie per rinforzare l’organico dei lavoratori in servizio presso le scuole di Palermo, messe in ginocchio dallo sciopero a oltranza dei 519 collaboratori scolastici precari di tutta la provincia. È questo l’esito del tavolo tecnico convocato stamattina in tutta fretta con l’obiettivo di affrontare un’emergenza che rischia di far saltare l’anno didattico in quasi metà delle scuole. Alla riunione erano presenti l’assessore comunale alla Scuola, Barbara Evola, il provveditore agli studi, Rosario Leone, i rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale e i sindacati di categoria.
La misura dell’emergenza provocata dalla protesta dei collaboratori scolastica è resa da quanto accade quotidianamente all’istituto comprensivo Scinà Costa o alla scuola materna ed elementare Cesare Abba, dove gli alunni sono costretti a restare in classe durante la ricreazione e per andare in bagno devono aspettare che si trovi qualcuno che li accompagni. La ragione è presto spiegata: non ci sono abbastanza bidelli per controllarli. L’ultimo atto della protesta si è verificato giusto ieri con un rumoroso sit-in dinanzi alla Prefettura del capoluogo. A far saltare i nervi ai collaboratori, perlopiù provenienti dal bacino degli ex Lsu e assunti tramite le cooperative convenzionate con l’Ufficio Scolastico Provinciale, sono stati i lunghi mesi di vana attesa di uno stipendio: l’ultimo risale a marzo e non ci sono prospettive di incassare il dovuto a stretto giro di posta.
Negli anni il Ministero dell’Istruzione ha stretto sempre più i cordoni della borsa e adesso non sembrano esserci neppure i fondi per arrivare a dicembre: per intendersi, l’anno scorso da Roma entro il periodo settembre-ottobre erano già stati versati 12 milioni di euro sui 16 complessivi di finanziamento. Quest’anno al settore sono stati destinati appena 3,5 milioni e di questi 1,6 ancora da conferire. Una situazione che ha spinto l’assessore Evola a parlare di “anno scolastico a rischio invalidamento”. Questo perchè la carenza di personale ha avuto gravi conseguenze sulle prestazioni offerte dalle scuole, prima fra tutte la riduzione dell’orario cui ha fatto seguito l’inevitabile cancellazione del servizio mensa. Tanti istituti, che prima chiudevano alle 17, adesso anticipano alle 14 se non alle 13.
“In ballo c’è il futuro delle famiglie di questi lavoratori da marzo senza stipendio – avvertono Mimmo Milazzo Segretario Cisl Palermo Trapani e Francesca Bellia Segretario Cisl Scuola Palermo Trapani – e il diritto allo studio per gli studenti della città che in questi giorni frequentano istituti con scarse condizioni igieniche e ad orari, in molti istituti, ridotti. Il rischio che venga invalidato l’anno, dato che sono obbligatori 200 giorni di lezione, è serio”. Per la Cisl “a questo punto è essenziale una forte sinergia fra amministrazione comunale, Prefettura, assessorato regionale all’Istruzione e Ufficio scolastico regionale che richiami il governo nazionale affinché individui subito le soluzioni alle vertenze dalle quali dipende il funzionamento del sistema scolastico. Invece di proseguire con i tagli, il Ministero della Pubblica Istruzione deve piuttosto rideterminare gli organici di collaboratori scolastici, assistenti tecnici e personale di segreteria”.
Secondo i dati forniti dal Provveditorato agli studi le scuole a rischio sono 93 su 212 in tutta la provincia, praticamente il 45%, quasi 1 su 2. Dagli istituti si è allontanato in media un collaboratore su cinque e sono tra gli 80 e i 90 mila gli alunni che potrebbero veder vanificati i sacrifici di un intero anno didattico. Numeri destinati a crescere perchè anche gli altri istituti hanno subito riduzioni di personale che fortunatamente, almeno per il momento, non ne hanno compromesso l’attività. Ma a rischio è anche la stessa didattica, in particolare quei corsi e laboratori che si svolgono fuori dalle aule e che necessitano pertanto un di più attento servizio di sorveglianza. Nei quartieri più poveri l’abolizione della mensa ha privato le famiglie di un sussidio fondamentale. E, come si è detto, è diventato perfino difficile andare in bagno o permettere a un professore di allontanarsi per qualche minuto dall’aula. Per non parlare della garanzia dei livelli minimi di igiene e pulizia: alla scuola materna ed elementare Giorgio La Pira i genitori hanno portato via i figli dalle classi perchè erano infestate dai topi.
Disagi simili anche nelle scuole Cruillas e Tomaselli, mentre alla Abba mancano perfino le saponette e la carta igienica. “Siamo in una situazione di grave disagio – dice la preside dell’istituto comprensivo Scinà Costa, Nelli Maniaci –. Su 12 collaboratori 4 sono entrati in sciopero e gli altri 8 sono sovraccarichi di lavoro. In più una bidella è a riposo per ragioni di salute e pertanto il loro numero è sceso a 7. Ho un solo bidello per piano, a ricreazione gli alunni restano in classe e i bagni vengono chiusi, possono andarci a turno. Non possiamo fare altrimenti, se grandi masse di alunni si riversassero nei corridoi durante la ricreazione non sapremmo come controllarli. Senza considerare – ha aggiunto – che ho dovuto ridurre l’orario di un’ora per non gravare eccessivamente sui bidelli superstiti. Facendo così riusciamo più o meno a barcamenarci”.
“La cancellazione del servizio mensa crea difficoltà anche al docente precario – dice l’assessore Evola a Live Sicilia – perchè meno ore di insegnamento significano meno lavoro. Se entro dicembre non risolviamo la situazione sarà a rischio l’intero anno scolastico. Una possibile soluzione è intanto far rientrare questi lavoratori ripristinando una situazione di normalità. Anche la Regione dovrà fare la sua parte con le cooperative. Ma sulla scuola bisogna agire a 360 gradi tornando indietro sui tagli dissennati e rinforzando in toto gli organici a partire dai supplenti precari, dagli insegnanti di sostegno e dal personale Ata”. Il provveditore agli studi, Rosario Leone, che ha già informato Roma della situazione con una missiva, si è detto “molto preoccupato sia per i lavoratori, che vivono una situazione di grave difficoltà, sia per la validità dell’anno scolastico, perchè se si dovesse prolungare l’assenza di queste persone sarebbe davvero compromessa”.
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