23 Gennaio 2011, 06:38
2 min di lettura
Il Satyricon berlusconiano, quell’intreccio di sesso e potere che intercettazioni e giornali ogni giorno ci raccontano, sembra non aver turbato più di tanto il sonno dei siciliani. Il motivo di questa indifferenza, forse non solo isolana, è l’identità che si è creata tra potere e sessualità. Non siamo più la terra dell’integerrimo “cumannari è mugghiu ca futtiri” ma per una curiosa evoluzione antropologica siamo ormai al “cumannari è futtiri”; il potere è un amplesso per dirla in maniera aulica. I siciliani vivono il rapporto col potere in maniera erotica, e conseguentemente rendono il potere “porneia”, per raccontarla con gli antichi greci, una parola che racchiude in se la fornicazione, la prostituzione e la lussuria. Per verificare ciò è sufficiente osservare il siciliano medio alle prese con un politico qualunque: lo cerca, lo brama e appena possibile lo tocca, lo stringe e lo bacia.
Certuni fioriscono e godono al solo pensiero di essere vicini al potere, di dargli del “tu”, di cenare e andare a letto con lui, per trarne lustro, gloria e soprattutto favori. E questo rapporto è “porneia” perché non è finalizzato all’amore e alla generazione ma esclusivamente all’appagamento di un piacere egoistico che nel nostro caso si traduce nei piccoli e grandi interessi dei potenti e dei loro clientes. Conseguentemente, su un piano più specificamente politico, i partiti sono ridotti a fratrie, a piccoli gruppi pseudo parentali dove non si è legati da ideali e progetti ma da vincoli morbosi che distorcono e strumentalizzano sentimenti come l’amore e l’amicizia.
La Sicilia e i siciliani devono ritrovare una moralità e l’unico rimedio contro le concupiscenze del potere è una rigida continenza, magari imparando dagli elettori americani o inglesi che non fanno capannelli ma si mettono ordinatamente in fila per parlare col politico, che non baciano e abbracciano presidenti e onorevoli, ma tendono la mano, si tengono a debita distanza e se è il caso sanno anche puntare il dito. In Sicilia mancano quelli come “Joe the Plumber” l’idraulico dell’Ohio che durante le elezioni presidenziali del 2008 strinse la mano ad Obama e gli chiese diretto: «ma lei crede nel sogno americano?». Le recenti cronache politiche e giudiziarie sono per certi versi una pornografia perché raccontano e illustrano l’oscenità della fornicazione col potere. Indipendentemente dalle sentenze e dalle altre implicazioni (o convenienze) politiche è importante che si percepisca il problema e si inizi una vera e propria deerotizzazione del rapporto col potere affinché tutti, soprattutto le nuove generazioni, possano porsi nei confronti di questo con orgoglio e dignità, guardandolo in faccia, e chiedendo puntando un dito impertinente: «ma lei crede nel sogno siciliano?».
Pubblicato il
23 Gennaio 2011, 06:38