Se un giorno di primavera | un viaggiatore al binario 7

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23 Aprile 2010, 10:22

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Arriva un viaggiatore in in un pomeriggio di primavera, al binario sette di Palermo Centrale. E sbalordisce la platea ferroviaria: “In Sicilia ci sono ragazze tristi”. Scusi, dottor Severgnini, e la mafia? Sì, va bene, ieri si è intrattenuto in abbondanti libagioni con i ragazzi di “Addio Pizzo” alla Focacceria San Francesco. Però non basta. Ci aspettavamo una dotta conferenza su coppola e lupara e dintorni. Invece, lei ha puntato il mirino del suo racconto sugli occhi – taciuto ma evidente barbaglio della tristezza – delle ragazze sicule. E ha colto nel segno. E lo ha colto talmente tanto (il segno, il punto dolente, l’escrescenza) che il cuore, adesso, ci fa male.
Questa è una terra vocata alla bellezza e alla gioia, eppure sommersa da tristezza e disarmonia. Finché si parla di mafia, Riina e Bagarella, passi. Sono frammenti sanguinari che appartengono al mito nero dell’Isola e che spaccano l’anima del siciliano tra fremiti di sdegno che si sperano maggioritari e inconfessabili brividi identitari. La mitologia cauterizza la ferita della verità.
Ma l’infelicità negli occhi e nel corpo delle ragazze è francamente troppo, è uno schiaffo che percuote la guancia delle nostre certezze sparute, è una colata di assenzio e di dolore. D’ora in poi faremo attenzione agli occhi che incontreremo, dottor Severgnini. Ciò che di visibile e segreto illumina le pupille delle donne avrà da noi la massima attenzione. Sarà il barometro ideale di questa perfetta catastrofe.
Gli occhi, la tristezza delle ragazze. E non ce ne siamo mai accorti. Ci voleva un viaggiatore al binario sette. Ci voleva un treno carico di verità in un plumbeo giorno di primavera.

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23 Aprile 2010, 10:22

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