08 Luglio 2016, 15:21
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PALERMO – E alla fine, il non expedit di Giovanni Ardizzone finì per fare il gioco del popolo di Totò Cuffaro. Che dalla polemica ha incassato tanta solidarietà dalle parti di un centrodestra che ancora guarda con attenzione all’ex governatore e alla sua leggendaria capacità di influenzare una parte d’elettorato. Tanti comunicati, alcuni particolarmente aggressivi, di critiche al presidente dell’Ars. Poco o nulla in sua difesa. Fausto Raciti, segretario del Pd, si è limitato a un tweet ieri sera. Meglio di niente. Rosario Crocetta ha aspettato la tarda mattinata di oggi per battere un colpo a sostegno di Ardizzone, seguito a scoppio ritardato dal capogruppo Pd Alice Anselmo. Contro Ardizzone intanto era già piovuto il fuoco di Forza Italia e dintorni.
La “colpa” di Ardizzone è nota: non aver voluto concedere la sala di Palazzo dei Normanni intitolata a Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso dalla mafia, per un convegno sul tema carceri e detenuti con Totò Cuffaro, il presidente della Regione condannato per aver favorito la mafia. Una decisione che può non piacere, ma di cui è difficile non intuire, che le si condividano o meno, le ragioni di opportunità. Così come è fin troppo facile comprendere il fondato timore della presidenza che la scelta opposta avrebbe scatenato una tempesta di polemiche, più o meno strumentali, che avrebbero travolto non solo il presidente ma l’istituzione.
È stato lo steso Ardizzone a capovolgere ieri la questione chiedendo a Livesicilia: “Perché proprio nella sala Mattarella?”. Domanda che forse meriterebbe una risposta. Perché nessuno mette in discussione il diritto di Totò Cuffaro a vivere la sua seconda chance dopo aver scontato la sua pena. E l’impegno dell’ex governatore su un tema dimenticato e drammatico come quello della condizione dei detenuti italiani è senz’altro meritevole di apprezzamento e del massimo rispetto.
Ma perché, tra tutti i posti possibili nei quali ospitare quel tipo di evento, gli organizzatori hanno scelto proprio il Palazzo del Parlamento e la sala intitolata al presidente della Regione vittima di Cosa nostra? I motivi non sono noti. Quelli che sono evidenti però sono gli effetti della mossa: una riscossa mediatica che ha finito per portare in trionfo l’escluso Cuffaro, offrendone un’immagine di vittima non nuova in una certa narrazione. Che nel popolo nostalgico rimasto a lungo orfano dell’ex governatore fa presa con straordinaria efficacia. Mai porta chiusa, insomma, risultò più utile a un’operazione politica.
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08 Luglio 2016, 15:21