09 Maggio 2014, 15:18
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FIRENZE- Questa confessione è stata la più difficile. “Ma che sei te il mostro di Ugnano?”. “Sì, sì, l’ho fatto io, non pensavo che morisse, ho fatto una cazzata, mamma. Sono finito. Ormai non mi salva nessuno”. Riccardo Viti, idraulico di cinquantacinque anni, ha risposto così alla madre che gli chiedeva spiegazioni, perché si era vista piombare in casa un plotoncino di poliziotti. Alla madre, un uomo apparentemente tranquillo, ha fatto la sua prima ammissione. Il resto è venuto da sé.
Una storia di violenze
Secondo le indagini portate avanti dalla questura di Firenze, oltre che dell’omicidio della ragazza romena che hanno portato alla ribalta un altro ‘mostro’, Viti sarebbe anche responsabile di altre simili violenze avvenute negli scorsi anni, non solo della morte violenta di Andrea Cristina Zamfir . L’uomo è stato arrestato nella sua casa all’immediata periferia nord di Firenze, vicino l’ospedale di Careggi. Polizia e carabinieri hanno perquisito stamani la sua casa dove Viti abita con i genitori.
Le indagini
Al maniaco reo confesso gli investigatori sono arrivati anche ricostruendo tutto il percorso della sua auto, da quando ha preso a bordo la ragazza fino all’arrivo in via del cimitero di Ugnano, con le videoregistrazioni delle telecamere di sicurezza disseminate lungo il percorso. Al momento dell’arresto l’uomo aveva con sé anche il giubbotto indossato quella sera.
Il film della violenza
Le immagini della telecamera hanno consentito agli inquirenti di ricostruire il percorso seguito, la notte tra il 4 ed il 5 maggio, dal Fiat Doblò grigio di Viti dal momento in cui l’uomo ha preso a bordo la prostituta romena nella zona del parco delle Cascine all’arrivo nei pressi della strada che si perde in mezzo ai campi di Ugnano, interrotta dalla sbarra alla quale il corpo della ragazza era stato legato. L’auto di Viti è stata trovata parcheggiata nei pressi dell’abitazione dell’uomo e sequestrata. Adesso sono in corso anche gli accertamenti per verificare la corrispondenza dei dati biologici con le tracce del dna isolate dal Racis dei Carabinieri in alcuni precedenti casi simili, dove le vittime erano sopravvissute. Così è arrivata al capolinea la carriera di un ‘mostro’ tranquillo.
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09 Maggio 2014, 15:18