16 Settembre 2020, 18:05
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PALERMO – “C’erano due alternative. O rinviare ulteriormente l’apertura o armarci di coraggio e dire: ‘Abbiamo un dovere morale’. Fare scuola non significa solo avere banchi e sedie”. Il dirigente scolastico della scuola dell’infanzia e primaria Rosolino Pilo, Maria Ausilia Lupo, respinge le accuse al mittente dopo la polemica: in queste ore, infatti, circola sul web e in diverse chat una foto che ritrae degli alunni seduti sulle sedie ma senza i banchi. La preside dell’istituto in via Sebastiano La Franca non smentisce, ma non perde tempo a spiegare una verità agli antipodi rispetto alla narrazione che finora ha accompagnato quello scatto. E con l’occasione mostra come la sua scuola il 14 settembre ha nuovamente accolto 750 alunni, circa 80 docenti e una ventina di collaboratori.
Il caso è nato dopo una denuncia di cui si è fatto portavoce Igor Gelarda, capogruppo della Lega al Comune di Palermo: “Anche a Palermo, come nel resto d’Italia, ci sono state scuole che hanno cominciato il loro anno scolastico nel peggiore dei modi e cioè senza gli strumenti minimi per potere fare lezione – si legge in una sua nota –. Ad esempio ci è giunta una segnalazione, con tanto di foto, dalla scuola elementare Rosolino Pilo, dove i bambini sono forniti solo di sedie e non di banchi. Ma non è purtroppo l’unico caso. Attraverso una interrogazione consiliare ho chiesto all’assessore comunale Giovanna Marano, che si occupa di scuola, di fornirci in tempo reale una mappatura delle scuole materne, elementari e medie di Palermo che hanno problemi collegati alla fornitura di banchi o simili”.
La preside Lupo commenta la vicenda con toni decisi: “Il senso della riapertura il 14 settembre era uno solo: quello di far tornare la fiducia alle famiglie e ridare un nuovo senso di normalità. Che poi si sia passati a strumentalizzare la scuola, piuttosto che incoraggiarla, lo trovo disdicevole. Bisognerebbe invece riconoscere che c’è gente che lavora, con retribuzioni anche misere, trascorrendo letteralmente le giornate in istituto. Ed è sconfortante – ribadisce – pensare che qualcuno denigri tutto ciò anziché riconoscere il merito, il prestigio e l’impegno profuso con sentimento”.
Nello specifico, sul caso dei banchi mancanti, il dirigente scolastico spiega: “In virtù di quello che ho detto prima, e considerando che attualmente di banchi che rispettino le normative anti-Covid ne abbiamo zero, abbiamo deciso di rimodulare l’approccio e fondarlo sulla tradizione orale. Coi vecchi banchi sarebbe venuta meno la distanza di sicurezza – sottolinea – quindi abbiamo scelto la soluzione che ci sembrava la più utile per i bambini e al contempo la più sicura. Non si trattava di una cosa improvvisata, del tipo: ‘La scuola apre, ma senza banchi’. Anzi è tutt’altro: una serie di attività più o meno ludiche volte a ricucire uno strappo, perché mesi fa questi bambini, in maniera violenta, hanno smesso di frequentare la scuola e di avere relazioni umane”.
Da quando i cancelli sono stati riaperti agli alunni sono trascorsi solo tre giorni di scuola, ma Lupo racconta che nulla è mai stato lasciato al caso: “Il 14 settembre è stato il turno delle classi prime e quinte elementari, il 15 delle terze e della scuola dell’infanzia, poi è toccato alle seconde e alle quarte – racconta Lupo –. Ognuna smistata attraverso i tre ingressi diversi di cui disponiamo e disposta su piani diversi, in una scuola che hanno trovato pulita, dignitosa, decorosa”. Poi torna per un attimo sul tema dei banchi e aggiunge che “finché non arrivano, il tempo della giornata di scuola è ridotto a tre ore”.
Su un aspetto, però, Gelarda e il dirigente scolastico della Rosolino Pilo sembrano d’accordo: “La situazione che stiamo affrontando, nel bene o nel male, accomuna tutte le scuole – dice la preside –. Ci siamo confrontati con altri dirigenti e sappiamo che anche loro riapriranno in assenza dei banchi adatti, soltanto con le sedie. Noi, lo ripeto, abbiamo preferito garantire la nostra offerta ai bambini coi dovuti accorgimenti e compromessi inevitabili. In un contesto in cui peraltro la didattica a distanza non ci è possibile per legge, in quanto non prevista per la scuola primaria. Insomma – conclude – sul fatto che la scuola dovesse aprire ora, nessuno mi convince del contrario”.
Nel corso del colloquio con la professoressa Lupo, il telefono vibra più volte: sono i messaggi dei genitori degli alunni. “Parole di sostegno e di felicità per la ripresa delle lezioni, a prescindere dall’assenza dei banchi. Il segnale – sostiene la preside – che la comunità era rimasta ferita dall’accaduto ma ha risposto, ha reagito. Si è voluta schierare. Il messaggio dev’essere chiaro: qui non abbiamo merce da vendere. Qui abbiamo da recuperare. E la gente ci chiede questo”.
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16 Settembre 2020, 18:05