“Senza Borsellino sono morta”, | la storia e il ricordo di Rita Atria

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27 Luglio 2009, 07:14

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Si uccise perchè dopo la morte di Paolo Borsellino si sentiva sola e abbandonata, disperata nella sua voglia di verità e giustizia. Pochi si ricordano di Rita Atria, morta il 26 luglio del ’92. Eppure -come scrive l’associazione che non l’ha dimenticata su www.ritaatria.it – “Ricordare Rita Atria significa innanzitutto fare memoria della solitudine che l’ha portata a quel gesto. Rita Atria non è vittima solo della cultura mafiosa, ma anche di una distrazione istituzionale che ha delegato un uomo, Paolo Borsellino, quale unica speranza di sopravvivenza. Dopo la morte di Paolo Borsellino le istituzioni, rappresentate allora dall’Alto Commissariato, non hanno saputo infondere sicurezza e non sono riuscite a stare accanto ad una ragazza di 17 anni che di certo non poteva essere lasciata da sola. Ecco perché l’Associazione Antimafie ‘Rita Atria’ decide quest’anno di fare memoria di Rita riproponendo un problema non più rinviabile: la necessità di una cultura diversa sul problema”. “La commemorazione di Rita Atria – dice Rita Borsellino – riporta alla luce un problema rimasto irrisolto, quello dei testimoni di giustizia in Italia: una materia che va rivista e regolata in chiave normativa. La lotta alla criminalità è un tema centrale nell’agenda europea – continua l’europarlamentare – . Chiederò pertanto alla commissione europea,  a nome del gruppo Socialisti e Democratici, di presentare in tempi brevi una proposta legislativa che uniformi e definisca a livello europeo lo status di testimone di giustizia”.
Rita aveva respirato l’aria mafiosa della sua famiglia, a Partanna. Le uccisero il padre, poi le uccisero il fratello. Fu allora che, grazie alla spinta della cognata Piera Aiello che aveva compiuto quella scelta, anche lei decise di collaborare con la giustizia. “Borsellino, io senza di te sono morta”. Così scrisse Rita nel suo diario. Poi, il tragico epilogo, una settimana dopo via D’Amelio, a Roma.

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27 Luglio 2009, 07:14

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