Senza Enzo e senza la verità

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16 Luglio 2010, 00:14

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Sono quasi 150 i giorni passati senza Enzo Fragalà. Questa – comunque la pensiate, se siate di destra o di sinistra – è una città più povera. Non ha perso soltanto un uomo formidabile nel suo campo e brillante in ognidove. Ha smarrito, perché non la avverte più, la necessità di conoscere la verità.
Certo, non è facile sapere, aguzzare la vista nel buio. L’indagine è apparsa complessa fin dal primo istante. Le forze dell’ordine hanno scandagliato il materiale e disposizione con lodevolissimi scrupolo e onestà e continuano con pazienza certosina. Hanno evitato (può succedere pure questo, scriveva Sciascia) di sorteggiare un colpevole da dare in pasto all’opinione pubblica. E c’è sempre la possibilità di una svolta immediata auspicabile che capovolga il tavolo, da un momento all’altro. Nutriamo fiducia.
Il problema è Palermo inerte sullo sfondo del sangue. La lontananza dalla verità non dovrebbe mai tradursi in rinuncia. Anzi, proprio la disperazione di conoscere è il motore che spinge l’ansia, la ricerca, la veglia insonne. Gli inquirenti la stanno cercando la verità. Palermo ha smesso di pretenderla e non solo per il povero avvocato. Sono tornati i tempi cupi. I morti si seppelliscono con fatalismo. Pensiamo ai vivi, fino al prossimo cadavere. Palermo non sa guardare più in faccia i suoi morti e i suoi vivi. Non vuole conoscere esecutori e mandanti dell’omicidio Fragalà, non si impegna, non accende fiaccole, non scende in piazza, non chiede, non urla più. Non vuole nemmeno sentire il nome e il cognome dei mandanti e degli esecutori che hanno strangolato lo spirito comune, ogni residuo di opinione pubblica. Sembrano attitudini lontane. E’ la stessa malaria.

A Villa Filippina c’è la redazione di Livesicilia. Ogni tanto, nella consueta pausa caffè, capita di incontrare la vedova o la figlia dell’avvocato Fragalà. Lì, a due passi,  c’è lo studio. Lì ci sono i fiori che indicano il punto in cui l’avvocato è stato orrendamente assassinato. Le signore Fragalà, moglie e figlia, sono il ritratto vivente del coraggio e della forza mirabile, unita alla discrezione. Scrutarle in viso quando capita è un’azione rivelatrice molto più di mille interviste. Nei lineamenti bellissimi di queste due donne tanto duramente provate, si legge in pergamena la dannazione del lutto recente che le ha colpite. Ed è un ribollire agro di cordoglio e rabbia, se uno ci riflette un attimo. Se uno richiama alla mente la notizia principale: c’è ancora un maledetto assassino in giro.

Livesicilia, quasi 150 giorni dopo la morte dell’avvocato, chiede con tutta la sua forza che la verità sia almeno pretesa se non svelata. Scocchiamo la nostra freccia contro la cappa grigia di Palermo. Non lasciateci soli, se avete a cuore lo stesso nostro cielo e la terra che c’è sotto.

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16 Luglio 2010, 00:14

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