23 Giugno 2024, 07:05
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L’accusato non potrà più essere giudicato da un collega del proprio accusatore. È, semplicemente, questo il risultato cui tende la riforma costituzionale della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, da sempre propugnata dall’Unione delle Camere Penali Italiane, anche attraverso la proposta di legge di iniziativa popolare del 2017, per adeguare l’assetto ordinamentale allo schema processuale di tipo accusatorio.
Un modello ordinamentale sottinteso dal codice del 1989, certificato dalla riforma costituzionale (art. 111) del 1999 e avversato dalla magistratura associata, che continua ad agitare strumentalmente un presunto rischio per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura inquirente, neppure minimamente scalfite dalla riforma, secondo cui, invece, al pubblico ministero saranno riservate le medesime garanzie di autonomia e indipendenza del giudice.
L’introduzione di due Csm, uno per la magistratura giudicante e uno per quella inquirente, previene, ad onore del vero, il rischio di compenetrazione e contaminazione tra due protagonisti del processo che devono rimanere distinti e stanti, quanto distante è il difensore dall’organo giudicante.
La riforma non indebolisce per nulla la figura del Pm ma è finalisticamente orientata a realizzare il principio costituzionale di terzietà del giudice, attribuendogli maggiore autorevolezza, nell’ambito, non solo del giudizio dibattimentale, ma anche della fase delle indagini preliminari, troppo spesso mediaticamente prevalente rispetto all’esito del processo.
Il presunto concetto di pubblico ministero inteso come parte imparziale, secondo la nota espressione di Carnelutti, è intrinsecamente contraddittorio e non può essere corrispondente all’effettiva realtà. Rimane soltanto un dogma posto a fondamento di una pregiudiziale posizione ideologica su cui si è arroccata la magistratura associata.
L’ideologia è, però, il peggiore nemico della giustizia, che sarà, di contro, resa maggiormente credibile e certamente più giusta da questa riforma.
L’autore è componente della giunta dell’Unione delle Camere penali
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23 Giugno 2024, 07:05