Sepe lancia un monito antimafia |”No alla carestia della speranza”

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05 Febbraio 2013, 13:33

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L'arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe

CATANIA – Un duro monito contro la “carestia della speranza, la più inguaribile e la più perfida”. E parole di pietra per “lottare contro le leggi blasfeme e vergognose della prepotenza, del malaffare e della violenza, per difenderci da quelle strutture malefiche e arroganti della mafia, della camorra e della illegalità, ma anche dalle ingiustizie che sembrano dilagare nelle nostre comunità”.

Queste le parole dell’Arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, pronunciate questa mattina in Cattedrale durante la sua omelia nel Solenne Pontificale (questo il testo integrale). Ad ascoltarlo, le massime cariche cittadine – il prefetto Francesca Cannizzo, il sindaco Raffaele Stancanelli, il nuovo Questore Salvatore Longo – e il presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta.

L'Arcivescovo Gristina al Pontificale stamattina in Cattedrale

“Niente è più straziante di un popolo che perde il senso ed il gusto della vita – ha aggiunto Sepe – e sul quale rischia di abbattersi la più terribile di tutte le carestie, la carestia della speranza che è la più inguaribile e la più perfida. La nostra gente ha sempre vissuto di pane e di speranza. Ora sembra che siamo arrivati ad un punto di svolta: niente è scontato, né il pane, né la speranza. Penso che è giunto il momento di un serio esame di coscienza collettiva nel quale tutti, per la parte di propria competenza, sono chiamati in causa”.

Il cardinale napoletano ha trattato il tema della legalità nel lavoro dei giovani: “non solo sentono precluso l’avvenire, ma corrono il rischio reale di essere catturati da chi contrabbanda le proprie trame di morte con forme di “protezione”, espressa attraverso lusinghe, danaro ed incarichi di lavoro che puzzano di carcere, se non di sangue e di morte. In realtà, queste consorterie del crimine, la mafia, la camorra e gli associati della stessa risma, non fanno altro che rubare il futuro ai nostri giovani ed alla nostra gente”.

I vescovi di Sicilia in Arcivescovado

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Accanto a parole tanto sferzanti, è stato altrettanto fermo nella reazione da parte della società religiosa e civile: “Ma noi non ci arrendiamo – ha aggiunto – è come se accettassimo passivamente il foglio di sfratto che ci viene da questi sistemi del male, che non attendono altro che il male dilaghi”. Ed ha citato il martirio di Sant’Agata: “Le tentazioni sono come vento e le minacce come fiumi in piena. Per quanto imperversino contro la casa, questa non potrà mai cadere, fondata come è sopra la roccia”.

Proprio lui, parlando con i giornalisti in Arcivescovado prima della processione con tutti i vescovi di Sicilia, e prima del Pontificale, ha raccontato di aver letto i dialoghi su Sant’Agata: “E’ stata una meditazione eccezionale, ha fatto bene anche a me. E siccome io sono un pover’uomo – ha detto – se hanno fatto bene a me farà bene a tutti quanti. Auguro che da questo evento ci sia un rinnovamento”.

Poi ha parlato del legame tra Sant’Agata e San Gennaro: “Sono tutti e due testimoni di Cristo e di una fede. Hanno avuto il coraggio, di fronte alla persecuzione, non solo di non rinnegare ma di attuare quel messaggio di amore di Cristo. Hanno dato ambedue il sangue e questo sangue che continua a scorrere nella Chiesa, dopo tanti secoli, dopo piu’ di 1700 anni, che unisce le citta’ di Napoli e di Catania, crea un rapporto quasi carnale tra la Santa e la citta’. Agata non e’ qualcosa di esterno alla città, non è neanche parte della città: è la città. Perche’ conosce la città, le piazze, i vicoli, soprattutto i sentimenti forti interiori. Questa celebrazione non e’ un qualcosa di ripetitivo ormai da tanti secoli, ma qualcosa che si rinnova, come un sangue che si rinnova attraverso la preparazione alla Festa, questa pedagogia della Fede che la Diocesi di Catania fa ogni anno e che quest’anno ho potuto vedere, ad esempio attraverso le catechesi ai bambini ed agli adulti”

Sulle sue prime impressioni su Catania, Sepe ha detto “Bella, bella: è una città a dimensione d’uomo. Oggi c’è un bel sole che rischiara ancora di più. Abbiamo un certo collegamento tra l’Etna e Catania, il Vesuvio e Napoli. Anche lì c’è un po’ di neve. Sembra che  ci sia un gemellaggio tra Napoli e Catania. Sono contento di averla conosciuta in questa occasione. Vi faccio gli auguri più belli perchè il Signore continui a bendirvi tutti quanti. Così come dico “Viva San Gennaro” là, dico “Viva Sant’Agata” qua”.

Accanto a lui l’Arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina, che nel suo discorso introduttivo durante il Pontificale ha salutato l’ingegnere Mario Belluomo rilasciato ieri dopo il rapimento in Siria: “L’ho sentito telefonicamente questa mattina – ha detto mons. Gristina – e ha rivolto un saluto a tutti noi, ringraziando per la vicinanza e per la preghiera con cui abbiamo seguito la sua vicenda. Voglia il Signore convertire il cuore di quanti si dedicano a queste delittuose attività affinché tutti possano tornare liberi ed essere restituiti all’affetto della famiglia”.

Fuori dall’Arcivescovado, la protesta dei lavoratori Oda, con un sit in silenzioso a braccia conserte e la loro “candelora” di cartone.

Per seguire la festa di Sant’Agata su Twitter: #LiveSAgata

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05 Febbraio 2013, 13:33

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