08 Aprile 2016, 08:39
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PALERMO – Una settimana dopo l’arresto scatta il sequestro dei beni di Vincenzo Artale. Il patrimonio dell’imprenditore dalla doppia vita – secondo l’accusa, antiracket in pubblico ma in affari con i mafiosi in privato – vale 5 milioni di euro. Troppa sproporzione fra i redditi dichiarati e i beni posseduti.
Il sequestro è stato eseguito dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria di Palermo. Le fiamme gialle, agli ordini del comandante Francesco Mazzotta e su delega del procuratore aggiunto Teresa Principato, hanno fatto le pulci alla contabilità di Artale e dei suoi familiari. Passano così in amministrazione giudiziaria le imprese Occidentalcem srl e In.Ca sas, attraverso cui Artale avrebbe ottenuto il monopolio delle forniture di calcestruzzo negli appalti pubblici e privati. Sequestrati anche due abitazioni, due terreni, quattro rapporti finanziari e quattro veicoli.
Artale faceva parte del direttivo dell’associazione Antiracket di Alcamo. Qualche anno fa, nel 2006, aveva denunciato i pesci piccoli del clan che erano andati a chiedergli il pizzo per poi diventare, sostengono i carabinieri che lo hanno arrestato la settimana scorsa, l’imprenditore di riferimento per il nuovo capomafia di Castellammare del Golfo, Mariano Saracino. Non c’era cantiere dove Artale non fornisse il calcestruzzo prodotto dalle sue imprese, Tra questi c’era quello per la frana che aveva invaso un viadotto della Palermo-Mazara del Vallo, appaltato dall’Anas a un’impresa del Messinese.
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08 Aprile 2016, 08:39