18 Giugno 2013, 15:46
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CATANIA – Il Tribunale del riesame di Catania ha annullato una parte del provvedimento del sequestro di beni riconducibili all’imprenditore Sebastiano Scuto. Riguardano anche le quote di due società minori che sarebbero entrate a fare parte del patrimonio familiare senza essere oggetto di indagini. In particolare non facevano parte del provvedimento che era stato disposto dal Gip in sede preliminare e richiamato nella sentenza di secondo grado. Il ‘re dei supermecati’ in Sicilia, il 18 aprile scorso, è stato condannato a 12 anni dalla Corte d’appello di Catania per associazione mafiosa.
Il sequestro preventivo, eseguito il 15 maggio scorso dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, era stato disposto dalla prima sezione penale della Corte d’appello su richiesta del Procuratore generale, Giovanni Tinebra. Sigilli sono stati posti a beni per diverse centinaia di milioni di euro. Il dissequestro riguarda una piccola parte del patrimonio. In primo grado, il 16 aprile del 2010, la seconda sezione penale del Tribunale di Catania aveva assolto Scuto dall’accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio. La difesa dell’imprenditore ha sempre sostenuto che il ‘re dei supermercati’ in Sicilia avrebbe agito da “vittima di estorsioni da parte delle mafia” e che “pagava il clan per evitare ritorsioni personali”.
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18 Giugno 2013, 15:46