PALERMO – Sotto sequestro finisce un tesoro composto da ottantuno immobili e quattro società. I beni – appartamenti, magazzini e garage – appartengono alla famiglia dei costruttori Graziano. C’è pure un motoscafo, uno Shogun di 30 piedi. Il provvedimento della sezione Misure di Prevenzione, presieduta da Giacomo Montalbano, è il risultato delle indagini dei finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria.
Il sequestro colpisce Camillo, Massimiliano e Roberto Graziano, nipoti e figlio del capomafia Vincenzo, attualmente detenuto al carcere duro. A firmare la richiesta sono stati il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Dario Scaletta.
Gli affari ricostruiti iniziano in lire e proseguono in euro. I finanzieri agli ordini del colonnello Calogero Scibetta si sono spostati anche a Tavagnacco, in provincia di Udine dove, tramite la Nord Costruzioni, si erano concentrati alcuni interessi economici per sfuggire alla scure delle Misure di prevenzione. Un contributo alle indagini è arrivato dalle dichiarazioni di Vito Galatolo, pentito dell’Acquasanta. I mafiosi divennero palazzinari e costruirono abitazioni in mezza città. Nonostante indagini, processi e sequestri, le famiglie Galatolo e Graziano sono rimaste legate grazie al denaro e agli affari con un’altra dinastia mafiosa, quella dei Madonia di Resuttana. I Madonia e i Galatolo partecipavano ai più efferati delitti commessi da Cosa nostra e nel frattempo facevano soldi a palate, affidandosi ai costruttori Graziano.
Il sequestro riguarda Domenico Graziano, deceduto alla fine del 2013, già coinvolto in diverse inchieste. Tirato in ballo da diversi pentiti, Graziano si era trasferito a Udine, dove sono stati sequestrati alcuni immobili nel frattempo ereditati dai figli. Camillo è finito nel calderone della maxi indagine Apocalisse. Secondo Vito Galatolo, Camillo Graziano avrebbe curato i rapporti con l’ex pentito Salvatore Cucuzza, chiamato in causa per l’eventuale organizzazione a Roma di un attentato ai danni del pubblico ministero Antonino Di Matteo.
Anche il cugino di Camillo, Roberto, figlio di Giovanni, è stato coinvolto nel blitz Apocalisse. Di recente è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per associazione mafiosa, estorsione e concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, forte del suo cognome, avrebbe piazzato decine e decine di slot machine negli esercizi commerciali di Palermo e provincia. Il sequestro di oggi arriva a distanza di due anni dal blitz Apocalisse e potrebbe il primo di lunga serie. Gli arrestati furono poco meno di cento e le indagini patrimoniali sono state eseguite a tappeto.
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