I Graziano e la mafia del mattone| Sequestrati 81 immobili

di

19 Maggio 2016, 07:00

2 min di lettura

PALERMO – Sotto sequestro finisce un tesoro composto da ottantuno immobili e quattro società. I beni – appartamenti, magazzini e garage – appartengono alla famiglia dei costruttori Graziano. C’è pure un motoscafo, uno Shogun di 30 piedi. Il provvedimento della sezione Misure di Prevenzione, presieduta da Giacomo Montalbano, è il risultato delle indagini dei finanzieri del Nucleo speciale di Polizia valutaria.

Il sequestro colpisce Camillo, Massimiliano e Roberto Graziano, nipoti e figlio del capomafia Vincenzo, attualmente detenuto al carcere duro. A firmare la richiesta sono stati il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Dario Scaletta.

Gli affari ricostruiti iniziano in lire e proseguono in euro. I finanzieri agli ordini del colonnello Calogero Scibetta si sono spostati anche a Tavagnacco, in provincia di Udine dove, tramite la Nord Costruzioni, si erano concentrati alcuni interessi economici per sfuggire alla scure delle Misure di prevenzione. Un contributo alle indagini è arrivato dalle dichiarazioni di Vito Galatolo, pentito dell’Acquasanta. I mafiosi divennero palazzinari e costruirono abitazioni in mezza città. Nonostante indagini, processi e sequestri, le famiglie Galatolo e Graziano sono rimaste legate grazie al denaro e agli affari con un’altra dinastia mafiosa, quella dei Madonia di Resuttana. I Madonia e i Galatolo partecipavano ai più efferati delitti commessi da Cosa nostra e nel frattempo facevano soldi a palate, affidandosi ai costruttori Graziano.

Articoli Correlati

Il sequestro riguarda Domenico Graziano, deceduto alla fine del 2013, già coinvolto in diverse inchieste. Tirato in ballo da diversi pentiti, Graziano si era trasferito a Udine, dove sono stati sequestrati alcuni immobili nel frattempo ereditati dai figli. Camillo è finito nel calderone della maxi indagine Apocalisse. Secondo Vito Galatolo, Camillo Graziano avrebbe curato i rapporti con l’ex pentito Salvatore Cucuzza, chiamato in causa per l’eventuale organizzazione a Roma di un attentato ai danni del pubblico ministero Antonino Di Matteo.

Anche il cugino di Camillo, Roberto, figlio di Giovanni, è stato coinvolto nel blitz Apocalisse. Di recente è stato condannato a 9 anni e 4 mesi per associazione mafiosa, estorsione e concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, forte del suo cognome, avrebbe piazzato decine e decine di slot machine negli esercizi commerciali di Palermo e provincia. Il sequestro di oggi arriva a distanza di due anni dal blitz Apocalisse e potrebbe il primo di lunga serie. Gli arrestati furono poco meno di cento e le indagini patrimoniali sono state eseguite a tappeto. 

Pubblicato il

19 Maggio 2016, 07:00

Condividi sui social