14 Settembre 2010, 07:56
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La Direzione investigativa antimafia di Trapani ha sequestrato beni per oltre 1,5 miliardi di euro a un imprenditore trapanese. La misura patrimoniale è stata disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia. “E’ stata fatta oggi la più grande operazione di sequestro dei beni ad un imprenditore nel Trapanese considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro: sono stati sequestrati un miliardo e mezzo di euro” ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nel corso della trasmissione Mattino 5.
Il provvedimento riguarda l’intero patrimonio di Vito Nicastri, 54enne alcamese, personaggio leader nel settore della produzione alternativa dell’energia elettrica, nel fotovoltaico ed eolico. Nel mirino, numerose società con sede nelle province di Trapani, Palermo, Milano, Roma, Catanzaro, mentre le correlate indagini hanno rilevato interessi di Nicastri anche all’estero, dove ha costituito società o rilevato quote azionarie.
L’attività imprenditoriale di Nicastri è quella dello sviluppatore, figura professionale tipicamente italiana che consiste nella realizzazione e nella successiva vendita, chiavi in mano, di parchi eolici, con ricavi milionari, considerato che ogni MW prodotto viene venduto a circa 2.000.000,00 di euro.
E’ stata effettuata una attenta rilettura – dicono gli inquirenti – dei procedimenti penali e dei numerosi fatti rilevanti per le investigazioni che hanno interessato l’impreditore, che confermano un coinvolgimento a livello relazionale con numerosi e qualificati esponenti mafiosi, con soggetti organici a Cosa nostra, ovvero con soggetti che a loro volta sono entrati in contatto con pregiudicati, anche mafiosi. E’ stata rilevata, infatti, in tutte le vicende nelle quali è stato coinvolto, una sua “vicinanza” con noti esponenti mafiosi.
Alcuni collaboratori di giustizia hanno reso dichiarazioni su Nicastri. Quest’ultimo, coinvolto in una vicenda di tangenti e temendo ritorsioni, si sarebbe rivolto al capo cosca, per chiederne la protezione, accordata, anche a seguito dell’approvazione del famoso Leoluca Bagarella. Nicastri si sarebbe adoperato per versare alla “famiglia” una percentuale sui lavori realizzati, cosa che effettivamente fece versando 200 milioni di lire.
Nicastri è stato coinvolto in alcune operazioni di polizia, nelle quali sono stati arrestati numerosi esponenti mafiosi, ed in particolare nella “Cadice” ed “Abele”, nonché nella più recente operazione “Eolo”, che ha svelato il coinvolgimento di Cosa nostra nel lucroso affare della realizzazione delle centrali eoliche nella provincia di Trapani. Risulterebbero, inoltre, rapporti con le consorterie criminali operanti nel messinese, nel catanese ed anche con la ‘ndrangheta calabrese, in particolare con le ‘ndrine di Platì, San Luca e Africo.
La valenza assunta dall’imprenditore trapanese nell’ambito di Cosa nostra, – secondo gli investigatori – trova riscontro, anche, nell’interessamento nelle vicende imprenditoriali di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, come rileva il pizzino rinvenuto in occasione del loro arresto.
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14 Settembre 2010, 07:56