11 Aprile 2013, 20:48
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PALERMO – Sono stati ammessi al processo che deciderà l’eventuale confisca delle due società che gestiscono i servizi nei porti di Palermo e Termini Imerese. Si tratta dei trecento soci della cooperativa New Port, capofila delle aziende “Compagnia servizi Portuali” e “Clp di Tutrone”, finite sotto sequestro un mese fa. Secondo le indagini della Direzione investigativa antimafia, entrambe sarebbero nella disponibilità di personaggi inseriti o contigui a Cosa nostra. Con l’ammissione al processo, i trecento soci-lavoratori, assistiti dagli avvocati Nino Caleca e Stefamo Santoro, sperano di potere dimostrare di non essere dei prestanome dei vertici societari accusati di mafia.
Neanche un mese fa la Dia sequestrò i beni, per un valore di 30 milioni di euro, delle due società. Avrebbero monopolizzato i servizi di trasporto, logistica e distribuzione delle merci, sostengono gli investigatori, grazie all’appoggio della mafia. Il provvedimento fu disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale dove si è svolta la prima udienza del processo che vede imputati gli amministratori e alcuni soci.
Sembra infatti che la New port Spa annoverasse fra i soci anche Antonino Spadaro, 57 anni, presunto affiliato della famiglia mafiosa della Kalsa; Antonino Spadaro, 65 anni, denunciato per associazione per delinquere nel 1982; Girolamo Buccafusca, 57 anni, affiliato alla famiglia mafiosa della Kalsa con precedenti per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Nonostante la New Port avesse allontanato alcuni pregiudicati e avesse ceduto il ramo d’azienda alle due società, per la Procura sarebbe rimasta in mano ad esponenti legati a Cosa nostra che si sarebbero serviti degli operai come pestanome.
Le persone in questione sono 304. Il presidente del collegio, Silvana Saguto, li ha ammessi al processo. L’udienza è stata rinviata al prossimo 23 maggio
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11 Aprile 2013, 20:48