Diversamente siciliani, Sergio e Ignazio ai vertici dello Stato

Diversamente siciliani, Sergio e Ignazio ai vertici dello Stato

Il primo sobrio, il secondo fumantino. Si dice arancina o arancino?

Così siciliani, così diversi. Entrambi, al vertice dello Stato. Sergio Mattarella, sobrio Presidente della Repubblica palermitano che ha accettato il secondo mandato per non lasciare la nave in mezzo alla tempesta.

Ignazio La Russa, catanese da Paternò, fumantino Presidente del Senato appena eletto e autore di un discorso equilibrato, all’esordio. Ma le differenze che contano non sono soltanto geografiche, essendo il primo figlio della terra che mangia le arancine e il secondo rampollo di quella parte di Sicilia che oppone, a petto in fuori, gli arancini. Sono proprio biografie all’opposto.

Il Presidente della Repubblica era un professore non incline all’ostensione quando il sangue di suo fratello Piersanti, per l’omicidio di un giusto che spense una speranza, fu un richiamo alle armi incruente del valore civile. La sua esistenza istituzionale, nella Dc e oltre, l’ha vissuta nel solco di una tradizione moderata di centrosinistra, prima che il Quirinale lo rendesse, come fa con tutti i suoi inquilini, politicamente neutrale.

Il Presidente del Senato è un militante di antico pelo con il cuore a destra. Sempre protagonista dell’altrui sospetto, per via di certi cimeli ideologici, ma più nell’apostolato laico della predicazione Almirantiana. La Russa è uno sperimentato uomo del Palazzo, al netto delle sue fumantinerie, che ha già dimostrato di trovarsi a perfezione in democrazia. E se tale è il regime democratico che sta caro a tutti non si capisce perché la destra possa vincere le elezioni ma dovrebbe essere inibita – secondo alcune lamentazioni – nell’indicazione della seconda carica dello Stato.

Sarà comunque interessante vedere come si parleranno, perché si parleranno, i due diversamente siciliani. Anzi, si sono già parlati. E sarà curioso annotare il linguaggio che useranno, nella più alta sede di rappresentanza, i simboli di trazioni lontanissime: la destra tradizionale con le sue ombre e il centrosinistra che include pure una sinistra spesso intollerante.

Potremmo, insomma, assistere – se ci sarà buona volontà e se non ci saranno pose intransigenti – a un esperimento di convivenza democratica compiuta e reale tra mondi distanti. Se andrà bene, farà bene a tutti. Anche se resta, in sottofondo, l’incolmabile dissidio. Si dice arancina o arancino? (Roberto Puglisi)


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI