“Serve un cambiamento culturale: | una strategia politica efficace”

di

24 Novembre 2017, 20:24

3 min di lettura

CATANIA. “In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, rinnoviamo il nostro quotidiano impegno contro ogni tipo di violenza di genere, consapevoli di quanta strada ci sia ancora da fare. Purtroppo, il numero dei femminicidi continua a salire, nonostante le manifestazioni, le campagne di sensibilizzazione. Nel chiederci perché siamo ancora lontani dal risultato, non possiamo che essere convinti come ogni cambiamento radicale e culturale abbia bisogno del contributo e della consapevolezza di tutti”. Lo dichiarano Concetta Raia, coordinatrice regionale dell’area Laburista PD, e Luisa Albanella parlamentare nazionale alla Camera dei Deputati.

“Oggi più che mai rivolgiamo il nostro appello a tutte le istituzioni, nazionali, regionali e locali – ribadiscono – per aumentare l’impegno di ciascuno perché serve una strategia politica efficace in grado di affiancare investimenti concreti per le attività di prevenzione e contrasto della violenza”.

“In famiglia, nei luoghi di lavoro e in quelli di aggregazione e di partecipazione collettiva, è necessario che cambi l’approccio e il linguaggio rivolto alle donne, in questo senso l’attenzione resti alta, non ci siano sottovalutazioni di sorta, affinché si possano comprendere, intercettare e fermare tutte le manifestazioni di violenza di genere”. Il nostro appello va innanzitutto agli uomini – proseguono –ma anche alle donne, in quanto madri, figlie, compagne, sorelle, perché tutti, per propria parte, dobbiamo sentirci chiamati a una grande responsabilità: quella di non assecondare, minimizzare o giustificare atteggiamenti violenti, siano essi fisici che psicologici. Senza questo cambio di passo culturale, ogni tentativo risulterà insufficiente se non, addirittura, vano”.

Articoli Correlati

“Non dimentichiamo – aggiungono – come ancora una donna su tre, viene uccisa in quanto donna, moglie, fidanzata, ex compagna; per questo, dobbiamo parlare di un fenomeno fortemente connotato e strutturale che trae le sue origini dallo squilibrio nei rapporti di genere: la violenza viene usata per ristabilire il potere maschile – sottolineano Raia e Albanella – espressione maschilista del desiderio di controllo, dominio e possesso dell’uomo sulla donna. Il nucleo della violenza contro le donne è il rapporto di potere all’interno della coppia o della relazione”. “In questo senso, garantire davvero pari opportunità alle donne nell’ingresso al mondo del lavoro, pari retribuzione, pari condizioni nell’avanzamento della carriera, significa dare alle donne la possibilità di indipendenza economica, la cui mancanza è spesso causa di assoggettamento psicologico”.

“Le donne stentano a riconoscere la violenza del proprio partner o di persone vicine, spesso sopportano perché sperano nel cambiamento del proprio compagno e quindi denunciano ancora poco. Le ricerche rilevano che essa si esprime con una escalation di episodi sempre più gravi, quasi mai episodica, i cui autori sono quasi sempre lucidi, per questo la violenza di genere non è né un raptus né la manifestazione di una patologia”.

“I centri antiviolenza vanno fortemente sostenuti, sono fondamentali perché intercettano le donne nel momento più difficile – concludono –. Ma occorre investire con capitoli reali di spesa anche nelle strutture sanitarie, nelle forze dell’ordine, nell’educazione scolastica, nel lavoro ad ampio spettro culturale nell’ottica dell’integrazione, come ci dice la Convenzione di Istanbul. Un Paese democratico non può tollerare che dieci milioni di cittadine siano vittime di violenza, sia essa psicologica, fisica e sessuale”.

Pubblicato il

24 Novembre 2017, 20:24

Condividi sui social