01 Marzo 2013, 17:53
5 min di lettura
CATANIA – All’indomani del voto gli occhi di militanti e dirigenti piddini sono tutti puntati su di lui. Luca Spataro, segretario provinciale del Pd, si prepara ad affrontare una fase difficile sia alla luce del tracollo del partito in città sia per il “regolamento dei conti interno”. I fronti in campo ricalcano, nei fatti, gli schieramenti emersi per le amministrative. Bianco e Raia da una parte, Spataro e Berretta dall’altro. Il segretario lo dice chiaramente “la soluzione non è la restaurazione attraverso il patto correntizio” ma un rinnovamento. Spataro immagina una nuova squadra di giovani e apre ai renziani del partito.
Come commenta i risultati del Pd?
“Il risultato è negativo, a livello nazionale e soprattutto nel Mezzogiorno. A mio parere, abbiamo commesso l’errore di costruire una campagna elettorale su un messaggio rassicurante, rispetto ai mercati e all’Europa, mentre nel Paese covava una forte rabbia e c’era una forte voglia di messaggi di cambiamento radicale (che nei fatti nel programma del Pd c’erano ma non sono stati comunicati). C’era ogni giorno questo eccessivo equilibrismo per non scontentare il Monti di turno e dall’altro lato tenere il fronte di sinistra. Questo ci ha resi deboli durante la campagna elettorale. E poi c’è un elemento ancora più rilevante: nel Mezzogiorno il Pd perde la maggior parte dei voti, in media 30%.”
E a Catania?
In linea con quello che accade nel Mezzogiorno. Questo deve fare riflettere il Pd che ha fatto una campagna elettorale mettendo in campo il titolo del Mezzogiorno ma senza entrare nella carne viva e soprattutto presentandosi, non ovunque, con l’idea di una nuova classe dirigente in grado di riportare il Mezzogiorno al centro del dibattito politico italiano. L’esito del voto catanese è negativo come lo è in Sicilia. Non siamo riusciti a intercettare il voto di cambiamento. Il 33% di Grillo in città e il 30% in provincia ci dice che c’è un pezzo dell’elettorato che ci ha votati nel 2008 e che ha una forte voglia di cambiamento che il Pd non è riuscito a intercettare. Questo ci deve fare riflettere: qui o si cambia o si muore. Servono scelte forti e nette, accelerare il percorso di cambiamento già avviato. Io penso che questo significhi varie cose: un progetto nuovo per questo territorio e questa città, rinnovamento e soggetti nuovi che lo interpretino, un partito che sappia come intercettare quel voto di disagio che c’è in molti quartieri popolari (dove il Pd ha ottenuto percentuali bassissime).”
Si è interrogato sull’esito del voto? Quali e di chi le responsabilità?
“Il risultato negativo catanese interroga tutti e interroga ovviamente anche me. Non mi piace, invece, lo scarica barile che c’è in questo momento tra i dirigenti del Pd catanese. Io mi prendo una parte di responsabilità anche la più grande. Però non è tollerabile che dirigenti, da dieci, quindi o venti anni non si sentano interrogati. Ci dobbiamo interrogare tutti.
La risposta a questo risultato non può essere la restaurazione attraverso il patto correntizio del Pd catanese ma un balzo in avanti nel rinnovamento. Io in questo balzo posso fare anche il soldato semplice. Il tema è mettere in campo una nuova generazione, di dargli la forza di guidare questo partito, cosa che purtroppo non è stata fatta in questi anni. Quando si è attuato un percorso di rinnovamento nel partito di Catania, questo percorso di rinnovamento è stato contrastato e non è stato sostenuto”.
Lei che ruolo avrà in questa fase di rinnovamento?
“ Io questa fase di rinnovamento la voglio continuare a sostenere come ho fatto in questi anni. Per me non è importante il mio destino individuale ma è importante che il Pd metta in campo soggetti nuovi che siano in grado dare un impulso nuovo a questo partito. Dopo le dimissioni di Antonio Rizzo s’impone un azzeramento dell’esecutivo, già nei mesi scorsi per ragioni diverse avevamo avuto defezioni, vedrò nelle prossime ore, anche alla luce degli organismi che convocheremo di proporre sempre sul versante del rinnovamento una nuova squadra che metta dentro energie nuove, penso al coinvolgimento dei ragazzi che hanno sostenuto Matteo Renzi e che sin qui sono stati fuori da tutti gli organismi e ad altre risorse che sin qui sono state lontane dal partito”
Questo progetto nuovo, in vista delle amministrative, esiste? Come cambia, se cambia, il quadro delle amministrative per come lo abbiamo conosciuto prima del voto?
“Questo voto ci dice che anche in ampi strati popolari del nostro territorio c’è una forte istanza di cambiamento. C’è una forte sfiducia nei confronti dei partiti e della politica. Questo interroga anche il Pd. Il nostro partito viene vissuto non come risoluzione di questo problema ma come parte di questo problema. Ci dobbiamo mettere all’altezza di questa sfida, mettersi all’altezza di questa sfida vuol dire dare una scossa. Una scossa sia da’ facendo una cosa seria, (che dovevamo fare da tempo e che per estremi tatticismi e dibattito da corridoio non siamo riusciti a fare): fare una scelta con i cittadini. Non bastano le primarie, bisogna fare questo insieme ai cittadini cioè dobbiamo provare a mettere dentro le istanze nuove che ci sono nella società catanese e questo significa rinnovamento totale delle nostre liste. Servono soggetti ed energie nuove. Io conosco molta gente che potrebbe stare nel Pd ma ne resta fuori perché non è appassionato dall’estremo tatticismo che c’è al nostro interno, non è appassionato al nostro dibattito interno e non trova un partito accogliente. Per far sì che il Pd sia accogliente bisogna che una generazione che ha dato molto deve lasciare spazio a una nuova generazione che sia in grado di incarnare questo progetto di cambiamento”.
Pubblicato il
01 Marzo 2013, 17:53