“Serve una nuova casa comune | Ma non basta sommare le sigle”

di

02 Maggio 2019, 06:02

3 min di lettura

Onorevole Luca Sammartino, che messaggio arriva da queste elezioni amministrative?

“Le amministrative testimoniano il fatto che in Sicilia ci può essere ancora l’idea di una classe dirigente che si appassiona alla politica. Mettere insieme storie e identità diverse, non rievocando ricordi del passato, ma riaccendendo la voglia di scegliere il buon governo del territorio e gli amministratori per la loro capacità, offre una ricetta sulla quale la politica regionale deve riflettere”.

Riflettere per muoversi verso quali obiettivi?

“Il popolo siciliano, e non solo siciliano, ha il sentimento di trovare un percorso comune. E questo sentimento si è manifestato in alcuni casi alle amministrative. È un percorso che diventa argine a un modello, quello dei transfughi che decidono di saltare sul carro del Capitano di turno o che si innamorano di fuocherellini passeggeri. Le amministrative ci consegnano la speranza che dopo il dato delle Europee qualcosa potrà riaccendere il cuore di tanti”.

Lei parla insomma di replicare l’esperimento di unire riformisti e moderati al di fuori dalla ristretta cerchia dei territori.

“Assolutamente sì. Poi, rispetto a quello che dice Gianfranco Micciché, io dico una cosa diversa. Non c’è da pensare a una sommatoria di Pd e Forza Italia, non credo nelle fughe in avanti. Se deve nascere qualcosa di nuovo non deve nascere dalla somma di simboli. Qualcosa nasce e diventa solida se riaccende la fiamma nella gente, se c’è la voglia di trovare idee comuni e una nuova casa comune. Ai siciliani oggi dobbiamo dare un modello che sia un modello di certezza. L’illusione dei 5 stelle, la propaganda della Lega, sono modelli che non vanno, ci vuole una classe dirigente costruita sull’idea del buon governo, delle cose da fare. È finito il tempo del politichese”.

La propaganda della Lega, come la chiama lei, però funziona: i siciliani la votano adesso.

“Sì ma non bisogna innamorasi del canto delle sirene. Mi sembra che la Lega sia un frutto avvelenato per i siciliani. Non dimentichiamo da dove veniamo, rivendichiamo l’orgoglio di essere meridionalisti. La nostra classe dirigente oggi fa funzionare le regioni governate dalla Lega , non credo che nessuno possa venirci a insegnare nulla”.

Lei sa che nel suo partito, il Pd, non c’è una comunanza di visione rispetto alle sue idee.

Articoli Correlati

“Io dico le cose che penso, sono abituato così. Anche il Partito democratico deve essere attento e riflessivo nelle cose che fa. La mia è una semplice opinione, spero che su questo si apra un dibattito. Io sono figlio di un’era che ha subito il politichese e che invece vuole vivere il pragmatismo delle cose da fare per migliorarla . C’è qualcuno che non si vuole accorgere che alcune proposte sono superate dalla storia”.

C’è un elemento anche generazionale nella svolta di cui lei parla?

“Sì, c’è una questione anche generazionale, che chi fa politica non può trascurare. Oggi vediamo classe dirigente in tutti i settori che emigra perché questa terra non offre risposte. La ricetta su cui può nascere una casa comune, che non può esser solo il nostalgico amarcord che vedo proporre da qualcuno, deve nascere da una nuova generazione”.

Quando dovrebbe nascere secondo lei questa idea di nuova casa comune?

“Dopo le Europee, non potrà che essere così. Per ora siamo tutti impegnati nella campagna elettorale, che ci vede sostenere ciascuno il nostro candidato”.

A proposito, qual è il suo?

“Sostengo il Partito democratico e ho apprezzato la composizione della lista. Sceglierò sull’indicazione che il segretario nazionale ha dato”.

Che aria si respira nella sua Catania dopo il terremoto in Forza Italia con l’uscita di Pogliese?

“Francamente non mi pare di aver visto terremoti perché il sindaco ha scelto, con una tempistica a parer mio inopportuna, l’uscita da Forza Italia. Io invece vedo il terremoto per un’emergenza sociale. Al sindaco dico di preoccuparsi meno di quale nuova casa politica lo dovrà accogliere e di interessarsi di più del dramma della società catanese, del futuro dei lavoratori e degli stipendi, di questo dovrà occuparsi. E su questo troverà in me una spalla per vedere di capire come risolvere i problemi che questa città da sola non può reggere”.

Pubblicato il

02 Maggio 2019, 06:02

Condividi sui social