Sesso e massaggi a Palermo| Marito e moglie sotto inchiesta

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23 Gennaio 2015, 15:55

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PALERMO – “Ci hanno liberato… assolto in formula piena… e quindi diciamo che… ricominciamo a volare…”. Era il novembre del 2013, sei mesi dopo che la polizia aveva scoperto il centro massaggi a luci rosse “Blue Moon” di via Ugo La Malfa, Vito Signorino era di nuovo in affari. E cercava di tranquillizzare le ragazze che avrebbe assoldato per i due nuovi centri. Ora l’uomo e la moglie, Rosalia Arcara, sono finiti sotto inchiesta per sfruttamento della prostituzione. Per loro i pubblici ministeri stanno per chiedere il giudizio immediato.

Il cliché si sarebbe ripetuto. Belle e giovani ragazze, tutte palermitane e della provincia di Agrigento, alcune studentesse e altre impiegate, vendevano il proprio corpo al migliore offerente sotto la finta insegna di due centri massaggi al civico 10 di via Gioacchino Di Marzo e in piazza Lolli 7, a due passi dalle vie Libertà e Dante. Del mercimonio del corpo non c’è più traccia nei due appartamenti visto che gli indagati hanno scoperto, casualmente, la presenza delle telecamere piazzate dagli investigatori. Hanno fatto le valigie prima in tempo. Gli incontro sessuali, però, sono rimasti impressi nei video.

Così come i nastri magnetici hanno registrato le conversazioni telefoniche. Signorino spiegava ad una ragazza: “ … ti chiamavo perché ci sono due opportunità di lavoro… dico… non so se stai lavorando se hai… se vuoi lavorare… due posti meglio del ‘Blue Moon’… uno lunedì… pressi via Libertà… e l’altro… l’altro lunedì pressi via Dante… sono tutti e due bellissimi… arredati tipo quello stile lì… quello tipo ‘Blue Moon’”.

E spiegava le condizioni dell’accordo: “… noi diamo il 50%… siamo i più buoni… nel senso che siamo… quindi diamo il 50% su qualsiasi trattamento… e le mance sono le vostre… non ve le tocca nessuno…”. Un massaggio completo costava 115 euro.

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A scoprire la presenza delle telecamere fu una delle ragazze assoldate. Giovane, ma non sprovveduta, tanto da controllare periodicamente le cassette di derivazione dell’impianto elettrico. Ormai, però, era stato tutto registrato.

L’inchiesta sul presunto sfruttamento della prostituzione è chiusa, resta aperto un altro filone investigativo. In Procura all’inizio si erano concentrati su Signorino sulla base della denuncia di un piccolo imprenditore. Era in difficoltà economiche e si era rivolto a Signorino per un prestito, finendo nel tunnel dell’usura. L’ipotesi è che i due indagati sfruttassero i lauti guadagni dei centri massaggi per alimentare un giro di strozzinaggio. Su questo fronte le indagini sono ancora in corso.

 

 

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23 Gennaio 2015, 15:55

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