28 Gennaio 2015, 18:53
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SIRACUSA – “Il provvedimento della Procura della Repubblica di Siracusa, con il quale è stata accertata la assoluta liceità della mia condotta in ordine alla realizzazione di lavori nella mia proprietà, conferma due principi ispiratori della mia vita e della mia politica: il primo di avere fiducia nella Magistratura; il secondo di non arretrare davanti agli attacchi di chi, trincerandosi dietro l’anonimato, tenta di screditare persone oneste solo perché nel servire la comunità tengono una condotta corretta, lontana da inciuci e connivenze di alcun genere”. Così l’ex assessore regionale Mariarita Sgarlata commenta la notizia della richiesta di archiviazione da parte della procura in merito al caso della piscina nella sua casa di Siracusa.
“Il provvedimento – prosegue Sgarlata, che in seguito alla vicenda rassegnò le dimissioni – ribadisce quanto avevo comunicato agli organi di stampa circa la legittimità dei lavori eseguiti e la liceità dei miei comportamenti. Lo stesso avevo fatto in precedenza con il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, in data 29 agosto 2014, davanti ad una riservata personale a firma del direttore del Dipartimento dei Beni Culturali, Rino Giglione, ma, di fronte alla sua ostinata richiesta di dimissioni, ho auspicato l’intervento della Procura per chiarire che avevo agito secondo la legge. E così è stato! Sono stati mesi difficili e ho vissuto sulla mia pelle cosa significa essere al centro di dossier costruiti e killeraggi mediatici, perché, oggi come ieri, penso che un assessore non può e non deve privarsi dei suoi diritti di cittadino: così come un assessore alla sanità ha il diritto di farsi curare, o un assessore ai trasporti ha il diritto di viaggiare, un assessore ai beni culturali, ruolo che rivestivo all’epoca, ha il diritto di chiedere, alla luce del giorno, un regolare permesso al Comune e alla Soprintendenza nella quale risiede per realizzare alcune opere nella propria abitazione”.
“Mi riservo di indicare alla magistratura – conclude l’ex assessore – precisi elementi e spunti di indagine perché si proceda nei confronti di tutti quelli che hanno partecipato all’attività di dossieraggio e a costruire maldestramente un castello di sabbia nei miei confronti al solo fine di diffamarmi, calunniarmi e costringermi alle dimissioni, rinunciando a tutte le iniziative che stavo portando avanti a tutela dei beni culturali e a difesa del territorio”.
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28 Gennaio 2015, 18:53