18 Novembre 2010, 19:45
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Provate a spiegare ad una commessa, un titolare o un responsabile di un negozio del centro di Palermo, che per il primo sabato di gennaio la Regione ha fissato l’inizio dei saldi. Che quel giorno coincide con Capodanno. Che Palermo non è più città d’arte e che tra le nove aperture consentite nei giorni festivi, in realtà non sono inclusi il giorno 1, 2 e 6 gennaio. Ma che “non possiamo permetterci di rovinare una stagione di vendite in saldo per una sfortunata coincidenza di date” e che si dovrà quindi “stilare in prima battuta, un calendario di deroghe che copra i primi due week end di gennaio”. Parola di Felice Bruscia, assessore alle Attività produttive. “Se lo vengano a fare loro il Capodanno in negozio. Abbiamo figli, mogli e mariti. Abbiamo aperto un mutuo per lasciare una casa vuota?”. Oppure: “Non ci credo”. O anche: “Stanno calpestando i valori della famiglia”. E infine: “Non ha senso”. Queste saranno per lo più le risposte. Perché è vero che c’è crisi, lo sanno. Lo vedono. Ma già la prospettiva di lavorare anche l’otto dicembre – “una festa sentita quanto il Natale per i palermitani” dice una negoziante – non riescono a mandarla giù.
Siamo andati in giro per il centro di Palermo a vedere cosa ne pensano i negozianti. Una dipendente ha risposto: “Ok, ma il titolare deve stare in negozio con noi così festeggeremo tutti insieme, altrimenti, non se ne parla proprio”. Una commessa di un negozio di abbigliamento dice che è completamente inutile, dato che “la gente non aspetta i saldi perché non ha soldi da spendere”. Qualcun altro, invece, sostiene che “la gente ci sarà comunque, se i negozi decideranno di rimanere aperti”. “Il problema – spiega un negoziante – è che si vuole paragonare il centro storico ai centri commerciali. E si fanno le isole pedonali. Ma un centro commerciale è diverso. L’ambiente è riscaldato, ci sono decine di negozi, dove puoi entrare e uscire di continuo. I negozi del centro storico non possono avere gli stessi ritmi”.
Nelle zone che dovrebbero comprendere l’isola pedonale – fra via Macqueda, corso Vittorio Emanuele, via Roma e via Cavour – la Confesercenti ha già distribuito un piccolo questionario anonimo ai commercianti, in cui si chiede se la loro disponibilità ad allungare l’orario di apertura. “La crisi la sentono anche i titolari che non possono assumere un maggior numero di personale. Sono qui dalle nove di mattina alle otto di sera. Se mi aumentano l’orario di lavoro non ho più vita. Ma non posso certo rischiare di perdere il posto in un momento come questo” racconta un’altra commessa. Anche lei denuncia lo sfascio dei valori della famiglia e delle tradizioni. Prima di stilare un calendario di date,comunque, l’assessore Bruscia convocherà le associazioni di categoria, i sindacati e i consumatori.
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18 Novembre 2010, 19:45