29 Dicembre 2017, 17:38
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PALERMO – E’ caos già alla prima votazione della legislatura. Oggi all’Ars il ddl sull’esercizio provvisorio è passato, accompagnato però da un coro di polemiche furiose. Il “casus belli” è l’interpretazione del numero legale in Aula.
Secondo le opposizioni, il numero minimo non c’era. Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, invece, ha ritenuto valida la votazione sul disegno di legge sull’esercizio provvisorio, che sarà in vigore fino al 31 marzo. Per Miccichè, infatti, il numero legale sarebbe da calcolare in base alla presenza dei deputati in aula rilevata dai tesserini inseriti negli scranni e non dal voto effettivo del parlamentare. Oggi la soglia del numero legale era di 33 deputati. In base a questa interpretazione il presidente non ha tenuto conto che i voti erano 31, ma ha considerato i 60 tesserini inseriti dall’inizio della seduta. “Quindi per quel che mi riguarda, facendo riferimento anche dei precedenti al Parlamento nazionale, la votazione è in numero legale. E il ddl è approvato”, ha detto. “La presenza è un conto – ha aggiunto Miccichè – ma il numero di persone che votano è un’altra cosa”. Un’ora prima della ripetizione del voto la soglia era sempre di 33 deputati, i votanti sono stati 32 e il presidente Miccichè aveva rinviato la seduta per “mancanza del numero legale”. Dopo la decisione del presidente dell’Ars ci sono state forti proteste in aula da parte delle opposizioni.
M5S e Pd stanno tenendo una conferenza stampa congiunta. Le opposizioni hanno duramente contestato la decisione del presidente dell’Ars. “Nel corso del voto finale d’aula per l’approvazione dell’esercizio finanziario provvisorio, un atto dovuto che assicura continuità alla spesa pubblica regionale, – ha replicato il capogruppo di Diventerà Bellissima, Alessandro Aricò – abbiamo assistito a polemiche sterili da parte dei deputati di opposizione che pretendevano di essere considerati assenti quando invece, e li abbiamo visto tutti, erano ben presenti a Sala d’Ercole. Non capiamo a chi può giovare un tale atteggiamento di ostruzionismo – continua Aricò – in considerazione del fatto che l’esercizio provvisorio è un atto dovuto che assicura il funzionamento della Regione e che sblocca le risorse finanziarie, come ad esempio quelle per i disabili gravi che in questo trimestre hanno bisogno di cure inderogabili, unitamente ad altre categorie come i precari degli enti locali. I siciliani si aspettano ben altro dal parlamento siciliano, e cioè abbandonare i vecchi tatticismi per lavorare per lo sviluppo e le fasce più deboli, pur nel rispetto delle posizioni politiche tra maggioranza e minoranza”.
Intanto, non mancano i mugugni anche sul contenuto del disegno di legge che ieri in commissione bilancio è stato alleggerito di alcune norme. E ridotto a un testo molto scarno e composto essenzialmente da norme finanziarie. Sono usciti dal ddl quindi i provvedimenti destinati a disabili e precari, medici delle carceri e lavoratori delle società partecipate. Norme che, come ha annunciato il governo regionale, rientreranno in un altro disegno di legge che verrà esaminato i primi giorni del nuovo anno. “Trovo assurdo ed anche inconsueto – ha protestato però l’ex assessore ai RIfiuti e deputato Udc, Vincenzo Figuccia – che due articoli, su due emergenze distinte, siano stati stralciati dal testo della legge sul l’esercizio provvisorio. Un articolo da me proposto come assessore riguardava la procedura per l’erogazione regolare dell’acqua in venticinque comuni, di cui diversi nella provincia di trapani, attraverso una proroga all’Eas. L’altro articolo ingiustamente stralciato è quello sulla semplificazione delle procedure per l’erogazione dei servizi e benefici ai disabili gravi. Il governo Musumeci – ha aggiunto – non avrebbe dovuto permetterlo. Nel mio intervento in aula ho richiamato l’assessore Turano ad essere meno distratto soprattutto quando si parla della sua provincia di elezione, come nel caso dell’erogazione dell’acqua nel trapanese. Infine Miccichè merita una tirata d’orecchie per il fatto che dopo aver parlato di stipendi d’oro a chi non può mangiare, ora lascia con la sete tanti cittadini siciliani a causa dello stralcio della norma specifica nell’esercizio provvisorio”.
E critiche arrivano anche da Claudio Fava: “L’esercizio provvisorio del bilancio – ha detto – non è un fatto tecnico, è un passaggio politico significativo perché fotografa lo stato devastato dei conti della regione. Un motivo in più per considerare irrituale che la discussione sul primo atto del governo Musumeci abbia avuto inizio in assenza del presidente Musumeci. Nel merito sono di imbarazzante gravità le notizie (assunte dalla stampa e non riferite dal governo) su un buco di quasi 300 milioni rispetto alle previsioni del bilancio 2017. Il finto risanamento dei conti è la prima drammatica eredità dell’amministrazione Crocetta con cui la Sicilia è chiamata a misurarsi. Anche per queste cifre clamorosamente in rosso – ha aggiunto Fava – appare ancora più paradossale e fuori luogo la proposta di abolire il tetto agli stipendi dei dirigenti dell’Ars. Tenere bloccati i concorsi per mancanza di fondi e intanto rilanciare gli stipendi d’oro degli alti burocrati della Regione sarebbe un atto di irresponsabilità sociale e politica. Chiediamo infine al presidente della Regione di venire in aula a riferire sulle dimissioni dell’onorevole Figuccia – ha concluso Fava – abbiamo ragione di pensare che tra le ragioni che lo hanno indotto a questa scelta vi siano difficoltà, resistenze e reticenze legate al settore dei rifiuti ed ai corposi e invadenti interessi economici sulle discariche private siciliane”.
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29 Dicembre 2017, 17:38