18 Luglio 2012, 11:46
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Sette anni fa la storia fece scalpore. Non poteva essere altrimenti. Un giovane avvocato che finisce sul letto di un ospedale. Picchiato in strada per un banale alterco. Palermo come il Far West. Almeno così aveva denunciato Miro La Grutta, allora giovane praticante avvocato, ora condannato per calunnia. Si era inventato tutto.
La presunta lite fra automobilisti in via Cesareo finisce con l’assoluzione di Giuseppe Basile, l’imprenditore palermitano imputato per l’aggressione, e la la condanna di La Grutta a due anni e mezzo. Dovrà pure versare 50 mila di risarcimento danni, di cui diecimila andranno a Salvatore Aiello, il medico del pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia che con la sua testimonianza mandò in aria il piano di La Grutta. E cioè, dare la colpa a Basile per le lesioni (gli venne asportata la milza) che, invece, si era procurato cadendo mentre faceva surf. Così aveva raccontato il giovane e così il medico aveva riportato nel referto bollato come falso dal giovane avvocato: “Non facevo surf da settimane”. I giudici della seconda sezione del Tribunale non gli hanno creduto. Un segnale di come sarebbero potute andare le cose era arrivato quando il difensore, l’avvocato Mauro Torti, dopo avere fatto assolvere la sorella dell’imputato, accusata di favoreggiamento, aveva rinunciato al mandato difensivo di La Grutta.
Basile esce scagionato con formula piena. Per il giudice “il fatto non sussiste”. “Da sette anni proclamavamo l’innocenza di Basile – ha commentato l’avvocato Fabrizio Bellavista che assieme a Giovanni Rizzuti difendeva Basile -, siamo grati a tutti coloro che hanno testimoniato raccontando la verità. In molti sono venuti spontaneamente come testimoni oculari. Questa sentenza riporta un po’ di giustizia anche per l’intera città”.
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18 Luglio 2012, 11:46