Si pente uno dei boss della Cupola| Una valanga su Cosa nostra

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22 Dicembre 2018, 13:00

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PALERMO – Adesso sì che partirà una valanga. Ancora più devastante di quella che ha portato all’arresto della nuova Cupola di Cosa nostra. Uno dei componenti della commissione, Francesco Colletti, capomafia di Villabate, ha deciso di collaborare con la giustizia. La notizia è stata raccolta in carcere e subito girata ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Poi, si è diffusa a macchia d’olio nel popoloso centro ad una manciata di chilometri dal capoluogo dopo che i carabinieri hanno offerto la protezione, rifiutata, ai parenti del boss. Un modo per prendere le distanze dalla scelta del boss.

Colletti, 50 anni, di cui una parte trascorsa in carcere per scontare una condanna, ha già parlato più volte con i pubblici ministeri, ma siamo all’inizio del suo racconto. Non ha retto al peso di essere l’uomo chiave dell’inchiesta che nelle scorse settimane ha portato all’arresto di 46 persone. Aveva parlato troppo. È stato lui inconsapevolmente a raccontare i retroscena della riorganizzazione della Cupola palermitana. Non immaginava che la Fiat Panda a bordo della quale viaggiava con il suo fidato braccio destro, Filippo Cusimano, fosse stata imbottita di microspie dai carabinieri. Microspie che hanno registrato il boss mentre parlava della riunione che si è svolta il 29 maggio scorso e a cui hanno partecipato i capi di quattro mandamenti mafiosi: Filippo Bisconti per Belmonte Mezzagno-Misilmeri, Gregorio Di Giovanni per Porta Nuova, Settimo Mineo per Pagliarelli (con l’incarico di presiedere l’assise mafiosa) e lo stesso colletti per Villabate-Bagheria. Gli investigatori avevano monitorato gli spostamenti dei quattro capimafia, abili a fare perdere le proprie tracce una volta giunti nella zona di viale Michelangelo. La riunione è stata convocata in un luogo non ancora identificato. Sarà una delle tante cose su cui cadrà il mistero grazie alla collaborazione di Colletti, il boss che senza sapere di essere intercettato riferiva informazioni preziose sulla mafia del dopo Riina.

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Il suo pentimento può davvero essere un terremoto per le cosche di Palermo e provincia. Oltre ai quattro rappresentanti seduti al tavolo della commissione e finiti in carcere si faceva riferimento ad altra gente. Colletti conosce i nomi di tutti i boss ancora liberi, conosce i rapporti fra i mandamenti, conosce le nuove strategie in ballo, può completare il puzzle della nuova Cosa nostra. Nel corso degli interrogatorio di garanzia subito dopo l’arresto il capomafia era apparso molto provato. Aveva ammesso che non dormiva da giorni. Non era pronto e si era avvalso della facoltà di non rispondere. Evidentemente stava maturando in lui il convincimento ora sfociato nella decisione di collaborare.

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22 Dicembre 2018, 13:00

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