Si può risparmiare un miliardo | chiudendo le Partecipate?

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12 Novembre 2012, 21:48

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“Ieri, in riunione, abbiamo eliminato un miliardo e mezzo di sprechi”. Le parole (e soprattutto le cifre) sono di Rosario Crocetta. Il nuovo governatore ha descritto così, infatti, i primi interventi di spending review sulla Regione. Uno, in particolare: la dismissione delle società partecipate: “Non fanno che produrre debiti. Sposterò – ha aggiunto il nuovo Presidente della Regione – le competenze ai dipartimenti. Risparmieremo, solo con questo provvedimento, un miliardo di euro”. Un’idea non proprio originale, a dirla tutta, visto che la stessa è prevista nel decreto “Salva Italia” del governo Monti. Che la Sicilia dovrà in qualche modo recepire. Un decreto che prevede la liquidazione o la dismissione (quindi la vendita) delle società a partecipazione regione entro la metà del 2013.

“Io mi riferivo – ha precisato però il governatore – alle 13 società che sono già in liquidazione, e che continuano a produrre spese legate ad esempio alle missioni, alle gestioni. A queste, però, si aggiungeranno, entro i prossimi quattro mesi, tutte le altre. Le società partecipate non servono, e le loro competenze passeranno alla Regione”.

Ma è davvero possibile risparmiare un miliardo dalla chiusura delle partecipate? Se la strada scelta dal governo Crocetta è quella di ricalcare gli indirizzi del governo centrale, allora i conti tornano. Ma in quel caso, le cifre annunciate dal governatore andranno viste nell’orizzonte temporale di una legislatura. E a dire il vero, qualche dubbio è legato anche allo strumento che Crocetta ha indicato per la soppressione delle società, che dovrebbe essere compiuto attraverso atti amministrativi. Un’ipotesi sulla quale non tutti gli osservatori sembrano d’accordo. Non a caso, il semplice processo di “riordino” è passato attraverso un lungo e compleso iter legislativo.

Al di là della strada che il governo intenderà scegliere, forse è il caso comunque di partire da alcune cifre. Quanto costano infatti le società partecipate della Regione? Un dato essenziale ce lo fornisce la Corte dei Conti. La maggior parte dei costi, per l’universo Partecipate, composto, dopo il riordino voluto da Armao da 13 società, se escludiamo quelle per cui è già stata avviata la liquidazione, è legato al personale. Cioè ai dipendenti. Nell’ultimo rendiconto generale della Regione, le Sezioni riunite della Corte dei conti hanno reso note alcune cifre illuminanti: i dipendenti delle società a totale o a maggiore partecipazione regionale, alla fine del 2011 erano 7.291. E il “peso” complessivo sul bilancio regionale è di oltre 220 milioni annui. Per capire di che “entità” di esborso stiamo parlando, basta dire che tutto il personale della Regione costa circa 812 milioni. Ma la “scure di Crocetta non sembra volersi abbattere sul personale. Anzi, il governatore assicura che “nessuno perderà il posto di lavoro. Anzi, i dipendenti verranno trasferiti, attraverso un processo di mobilità interno, nei dipartimenti regionali”. A ingrossare le fila di un’amministrazione che già “vanta” oltre diciottomila dipendenti.

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Insomma, se i dipendenti verranno salvati, sarà complicato trovare il modo di risparmiare un miliardo di euro. Anche se Crocetta, a Live Sicilia oggi precisa: “Intanto non va dimenticato che la Regione acquisirà il patrimonio di quelle società. E comunque, la cifra di cui ho parlato non riguarda solo le partecipate, ma anche, ad esempio, le Fondazioni: sono circa 150 quelle in qualche modo foraggiate dalla Regione. Dovremo abbandonarle”.

Precisazioni a parte, insomma, la forbice di Crocetta è rivolta soprattutto verso i Consigli di amministrazione. Ma quanto costano i Cda delle società regionali? Stando alle cifre aggiornate al 2011, oltre 1,5 milioni di euro annui.

Tra i Cda più affollati, giusto per fare un esempio, c’è quello di una società in gravissime condizioni finanziarie: si tratta dell’Ast, l’azienda di trasporti. Il Consiglio infatti prevede oltre al presidente Dario Lo Bosco (che è anche presidente di Rete ferroviaria italiana e commissario dell’Autorità portuale di Messina), anche un vice e quattro consiglieri. Per tutti e cinque, identica indennità: 45 mila euro annui. La fusione ormai quasi completata di Multiservizi e Biosphera con Beni culturali spa, per la nascita della “Sas” dovrebbe ridurre da tre a uno, intanto, i cda. Dopo il breve interregno di Gianni Silvia alla presidenza, al vertice della società è stato inviato l’avvocato Giuseppe Di Stefano, mentre i consiglieri sono lo stesso Silvia e Mario Pisciotta. Il cda di Beni culturali costa 70 mila euro annui (30 mila per il presidente, 20 mila per i due consiglieri). Le stesse cifre dovrebbero essere spese per la gestione di Sas. E ancora, giusto per restare sulle indennità dei presidenti, in Sviluppo Italia Sicilia nel 2011 spiccano i 50 mila euro per Cleo Li Calzi (che poi verrà sostituita per alcuni mesi da Umberto Vattani), i 50 mila euro per Emanuele Spampinato un fedelissimo di Lombardo, ex candidato per una lista vicina all’Mpa e più volte dimissionario “pentito”, sostituito al vertice di Sicilia e-Servizi, società “resuscitata” dalla liquidazione, pochi mesi fa da Antonio Vitale (anche lui vicino all’ex governatore). Ma al di là dei nomi, l’abbattimento dei costi dei Cda non basterà Per risparmiare un miliardo, e per di più “in breve tempo”, bisognerà trovare altre e “massicce” soluzioni.

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12 Novembre 2012, 21:48

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