Si riapre il caso Majorana | La procura: “Vivo tra il ’55 e il ’59”

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04 Febbraio 2015, 20:17

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di Francesco Tamburro (ANSA)
ROMA, 4 FEB – Non fu ucciso, né si suicidò e, tantomeno, si chiuse in un convento. Ettore Majorana, fisico di fama mondiale, cresciuto nel centro di studi atomici di via Panisperna, a Roma, collocato da alcuni esperti tra Newton ed Einstein, scomparso misteriosamente nel 1938, era vivo nel periodo 1955-1959 e viveva in Venezuela, nella città di Valencia. Lo ha accertato la procura di Roma che, dopo aver aperto un fascicolo nel 2011 sulla scomparsa dello scienziato, ha ora chiesto l’archiviazione. Majorana, nato a Catania nel 1906, nipote di un altro celebre fisico, Quirino, e docente di fisica teorica presso l’università Federico II di Napoli, fece perdere le proprie tracce nel marzo del 1938 dopo avere ritirato i suoi risparmi dalla banca ed aver acquistato un biglietto che, via mare, avrebbe dovuto portarlo da Napoli a Palermo. In una lettera all’amico di Napoli Antonio Carrelli, poi ritrattata, aveva annunciato la volontà di sparire. Alla famiglia lasciò uno scritto nel quale diceva: “Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Dopo ricordatemi, nei nostri cuori e perdonatemi”. Un messaggio che lasciò spazio alle più disparate interpretazioni. Alla base di quell’allontanamento volontario, probabilmente, le inquietudini legate alle conseguenze delle sue ricerche di fisica nucleare, in particolare, sull’atomo. Nello stabilire che Majorana, dopo un periodo vissuto in Argentina, dalla quale fuggì dopo essere stato inserito nell’ entourage dei peronisti, visse in Venezuela, il procuratore aggiunto di Roma Pierfilippo Laviani ha verificato la fondatezza di quanto ipotizzato già alcuni anni fa: ossia che in una foto scattata nel paese sudamericano nel ’55, analizzata dai carabinieri del Ris, Majorana, conosciuto con il cognome Bini, appare insieme con un emigrato italiano, Francesco Fasani, meccanico, subito dopo aver ricevuto un prestito. L’uomo, dell’apparente età di 50 anni, ritratto insieme con Fasani risulta compatibile con i tratti somatici del fisico catanese. Non solo: “i risultati della comparazione – scrive Laviani nella richiesta di archiviazione – hanno portato alla perfetta sovrapponibilità” dei particolari anatomici di Majorana (fronte, naso, zigomi, mento ed orecchio) con quelle del padre”. Fasani, sentito come testimone prima della morte, avvenuta recentemente, spiegò i retroscena di quella conoscenza sottolineando di aver appreso da “tale signor Carlo che Bini non si chiamava così, ma era in realtà uno scienziato italiano molto famoso, e cioè Ettore Majorana”. Inviò quindi la foto in Italia, come cartolina di saluto ai parenti, recante la data 12 giugno 1955. Impossibile stabilire che fine abbia fatto nelgi anni successivi il fisico italiano. Laviani sottolinea “l’inerzia degli organi diplomatici venezuelani” in merito alla richiesta di notizie circa “il possesso di una patente di guida o di titoli di proprietà di un’auto” da parte di Majorana e, in ogni caso, afferma che la testimonianza di Fasani appare fondata anche perché, “pur privo di conoscenze di natura psichiatrica” fornisce “anche sotto il profilo caratteriale e comportamentale un’ulteriore prova della identità tra il Bini ed Ettore Majorana”. Quello che successe dopo il 1959 allo scienziato è ancora tutto da scrivere.

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04 Febbraio 2015, 20:17

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