23 Gennaio 2015, 08:47
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CATANIA – Alla Camera di Commercio di Catania è pace fatta? A quanto risulta dalla riunione voluta, con tutte le associazioni di categoria, sembra proprio di sì. E sono in due a confermarlo, Pietro Agen, presidente regionale di Confcommercio, e il segretario della Camera Alfio Pagliaro. “Più o meno all’unanimità è passata la soluzione intelligente, quella cioè di andare a una riunificazione – afferma Agen – solo uno dei rappresentati della pesca ha inizialmente dissentito chiedendo la nomina del consiglio, ma poi ha dovuto capitolare”.
Parla invece di sfumature di umori diversi Alfio Pagliaro che riconosce, in questa riunione, una sensibilità particolare, e non dovuta, dimostrata dal commissario Rizzo che avrebbe potuto decidere motu proprio per l’accorpamento delle Camere di Commercio del Sud Est.
Ma facciamo un passo indietro. La legge sulla semplificazione della pubblica amministrazione ha stabilito che in Sicilia le nove province rappresentate dalle Camere di Commercio devono fondersi tra loro per dar vita a soli tre poli e UnionCamere ha imposto, come caratteristiche principali, un numero di imprese iscritte non inferiore a 80.000 e una continuità territoriale tra le associate.
Due poli erano già stati individuati, Catania e Palermo, mancava il terzo che però è stato già costituito: Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Anche Palermo ha già deciso trovando in Enna la sua “compagna”. Rimangono in gioco Siracusa, Ragusa e Messina che dovrebbero, o potrebbero, unirsi a Catania dando vita a una grossissima realtà che si estenderebbe dal mar Jonio al Tirreno. Dovrebbero perché Siracusa, Ragusa e Messina raggiungerebbero i parametri imposti da UnionCamere solo con Catania o unendosi tra loro.
In tutto questo le lotte interne tra le due capitane, Confcommercio e Confindustria, che si susseguono da luglio 2012 per l’egemonia della Camera di Catania hanno forse rallentato questo iter ma di certo impedito alla Camera di avere un presidente con le carte in regola e in grado di operare al di là dell’ordinaria amministrazione.
Ma la legge impone anche una scadenza che all’inizio era stata fissata per gennaio 2015 e che adesso è stata prorogata a febbraio. Insomma, rimangono più o meno 40 giorni per procedere e di cose da fare ce ne sono parecchie: “La prima sul piatto della bilancia – ha affermato Pagliaro – è la valutazione della situazione patrimoniale economico-finanziaria di ciascun ente. Vero che le organizzazioni catanesi hanno detto di sì, ma ogni Camera ha agito in modo diverso dalle altre ed è necessario stabilire un equilibrio economico. Per questo è stata fissata un’altra riunione che dovrebbe tenersi entro questa settimana (entro domani, nda) per redigere il piano”.
Il passo successivo sarà quello delle delibere che dovranno arrivare dal commissario di Messina e dai due consigli di Siracusa e Ragusa. “Per loro è una scelta quasi obbligata – ci dice Agen – visto che da sole non hanno i numeri”. Eppure nell’aria dello Stretto si respira un vento che spira più verso la Calabria che in direzione Etna. La notizia, confermata anche da Pagliaro, intravede un’unione sui generis con Reggio Calabria che realizzerebbe un unicum territoriale che si affaccia sul Tirreno dando a Messina quella visibilità che la città sogna da sempre.
“Unione quasi auspicabile – afferma Pagliaro – che però si scontra con due diverse normative, quella della Sicilia che è una regione a Statuto speciale e quella della Calabria che non lo è. Forse stabilire una sede principale risolverebbe il problema. In ogni caso le Camere propongono, poi sarà il ministero a decidere”. Senza dimenticare che è febbraio il termine ultimo. Chi non delibera entro il 28 perde la possibilità di avere quella integrazione che arriva ogni anno dal fondo di solidarietà di Roma. “Con le delibere alla mano e la fusione fatta la prima cosa da fare – sottolinea Agen – sarà quella di scegliere un nome. Sembra una banalità ma non lo è anche alla luce del fatto che il nuovo ente non vedrà Catania fagocitare le altre città, ma sarà un organismo nuovo”.
Questo accorpamento avrà un risvolto nella gestione dell’aeroporto di Fontanarossa?
“Come farà a non averlo. Mettendo assieme Messina, Siracusa, Ragusa e Catania – aggiunge Agen . il totale rappresenterà i cinque ottavi dell’aeroporto. Anzi, del sistema aeroportuale che comprende anche Comiso. La sostanza è facile da intuire”.
Qualcuno dice che dovrebbero essere abolite tutte le Camere di Commercio.
“Sarebbe un errore clamoroso. Le Camere che sono finanziate dai contributi dei propri soci. Non è che lo Stato spende una lire per loro, anzi normalmente si ruba soldi. Perché periodicamente se li prende. L’ultima che ha fatto è stata quella di prendere la gestione della tesoreria delle Camere di Commercio.
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23 Gennaio 2015, 08:47