24 Maggio 2020, 06:00
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“Le polemiche sulla nomina del nostro assessore? Ormai tutti si sentono in diritto di giudicare cosa sia l’identità siciliana e cosa non lo sia. Di sicuro, noi siamo tutti siciliani e vogliamo fare il bene della nostra regione”. Antonio Catalfamo guida il gruppo della Lega all’Ars, partito attraversato dalle polemiche sull’ingresso nella giunta di Musumeci.
Polemiche infondate, onorevole? La Lega in passato ha usato toni molto duri nei confronti del Sud e della Sicilia.
“Il passato, appunto. Questa è la Lega Sicilia, è fatta da siciliani, ha scelto un siciliano per entrare in giunta. Di cosa stiamo parlando? Si tratta di una polemica strumentale, solo per il piacere di sollevare un polverone: Samonà non ha nemmeno iniziato a lavorare e già lo stanno giudicando tutti”.
Le opposizioni in Aula, questa settimana, anche a Sala d’Ercole, hanno puntato il dito contro alcune esternazioni pubbliche del neoassessore: su fascismo e antifascismo, ad esempio.
“Io penso solo che l’assessore, che conosco da tanto tempo, vada giudicato come amministratore, sulla base di quello che fa. E nessuno può certamente attaccarlo per il curriculum. Forse è per questo che stanno puntando su altre cose. Poi, per carità, le opinioni possono essere condivise o meno. Ma non possono mai rappresentare un vulnus per ricoprire un incarico come questo”.
Hanno attaccato anche sul tema della adesione alla Massoneria. Un tema che aveva coinvolto anche lei, nel recente passato: era stato, lei, uno dei due deputati che si sono rifiutati di sottoscrivere la dichiarazione di appartenenza o meno alle logge, come previsto dalla legge promossa dal presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava.
“Forse è la volta buona che lo precisi: io non sono massone. E non ho mai aderito alla massoneria. La mia scelta di allora di non aderire a quella richiesta è stato un atto di libertà. Non credo che essere massone sia un difetto e ritengo quella legge discriminatoria. Io difendevo allora e difenderò sempre le forme di associazione legittime. La massoneria lo è. Se una persona è perbene, lo è a prescindere dal fatto che sia massone o meno. Per quanto riguarda Samonà invece, mi sembra abbia chiarito i suoi rapporti con la Massoneria. C’è una legge e magari ne terrà conto. O al contrario, farà come me. Oppure, sa cosa le dico?”
Prego.
“Chi se ne frega della massoneria? I siciliani hanno altre cose a cui pensare”.
Andiamo alla politica, allora. Molti hanno letto il vostro ingresso in giunta anche con un modo per consolidare il rapporto col presidente della Regione Musumeci, in vista magari di una ricandidatura dell’attuale governatore. È così?
“Guardi, la politica è sempre in divenire e cambia anche nel giro di poche settimane, difficile fare previsioni a distanza di oltre due anni, sarebbe un volo pindarico. È un discorso prematuro, intanto c’è ancora da pedalare… Io credo semplicemente che Musumeci abbia voluto riconoscere alla Lega il ruolo svolto a sostegno del presidente durante l’ultima campagna elettorale per le Regionali e il fatto che il partito sia cresciuto in consensi in maniera veloce e consistente, non solo in Italia ma anche in Sicilia”.
Un suo alleato, il capogruppo dei Popolari e autonomisti Pullara, ha presentato un ddl per togliere dall’assessorato da voi guidato la delega all’identità siciliana. Come va con gli altri partiti della maggioranza?
“Non sempre gli alleati producono atti che noi condividiamo. È normale. Io ho molto rispetto per Pullara e con lui ho anche un buon rapporto. Ma questa proposta non credo risponda alle esigenze dei siciliani e la questione dell’identità siciliana credo sia stata usata solo in maniera strumentale. Se vuole, le faccio qualche esempio”.
Certo.
“Chi può dire chi rappresenta l’identità siciliana? Chi ha permesso da Roma la scarcerazione dei boss mafiosi durante il Covid? O chi ha sostenuto Crocetta, un governatore che aveva in giunta un assessore all’Economia non siciliano come Alessandro Baccei che ha svenduto la Sicilia o come Michela Stancheris che è bergamasca?”
Dalla ufficializzazione dell’ingresso in giunta alla scelta definitiva dell’assessore è passata quasi una settimana. Giorni in cui il partito è sembrato piuttosto in tensione, con qualche nervosismo e incomprensione. Come è andata?
“Quei giorni spesso sono stati ricostruiti senza nemmeno sentire i diretti interessati. I ‘si dice’, ‘si parla’ lasciano il tempo che trovano. Il nostro è un gruppo coeso, andiamo d’amore e d’accordo. E credo si sia anche visto nel corso dell’ultima Finanziaria. Semmai, una cosa mi è dispiaciuta”
Che cosa?
“Che in quei giorni siano usciti nomi di persone degnissime, sulle quali nessuno dei deputati si è permesso di esprimere un giudizio. Noi abbiamo solo indicato un criterio: abbiamo chiesto che fosse un siciliano con competenze nel settore. Poi il partito ha deciso”.
Intanto, però, il gruppo ha perso un pezzo. Giovanni Bulla è tornato all’Udc e siete rimasti in tre…
“Mi dispiace per Bulla, ma evidentemente non si era ambientato nella Lega, un partito diverso dagli ambienti politici nei quali forse lui si trova meglio”.
A dire il vero, anche gli altri due arrivano da partiti centristi. Ragusa proprio dallo stesso Udc.
“Che le posso dire? Evidentemente, a differenza di Bulla, gli altri due colleghi Caronia e Ragusa si sono ambientati meglio”.
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24 Maggio 2020, 06:00