Cronaca

Siccità, il dossier del Pd siciliano: nell’Isola sprechi e cattiva gestione

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02 Ottobre 2024, 12:52

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PALERMO – La media nazionale dei consumi idrici, per quanto riguarda gli usi civili, è del 15,5%. In Sicilia la percentuale sale al 36,6%. E’ uno dei dati contenuti nel dossier sull’acqua elaborato dal Dipartimento economia del Pd siciliano, guidato dall’ex parlamentare Franco Piro. Nell’anno della grande siccità, che nell’aprile scorso ha portato il Consiglio dei ministri ad approvare lo stato d’emergenza per l’Isola, salta agli occhi l’esorbitante divario sui consumi, che secondo gli estensori del documento si spiega con lo spreco d’acqua e le pessime condizioni della rete.

Preoccupa anche la situazione degli invasi: dei 46 dell’Isola, soltanto 20 sono quelli collaudati; 3 sono incompleti, 8 collaudati ma con delle limitazioni, due fuori esercizio e 13 in fase propedeutica. In teoria potrebbero contenere 1,13 miliardi di metri cubi d’acqua, ma i volumi autorizzati si fermano a 701, 6 milioni di metri cubi, cioè il 62% del loro potenziale, su un fabbisogno stimato dalle Autorità di bacino in circa 1,4 miliardi di metri cubi l’anno.

Dei 256 corpi idrici censiti (tra questi 32 laghi, 65 marino costieri e 82 sotterranei) “nessuno raggiunge lo stato ecologico ‘elevato’, soltanto 8 ‘buono’. 217 sono gravati da ‘pressioni significative diffuse (inquinamenti, prelievi) di origine agricola. Il 23% del territorio regionale è vulnerabile da nitrati di origine agricola”, sottolinea il dossier. Nel Piano operativo strategico di Siciliacque, il gestore sovrambito (75% Italgas e 25% Regione siciliana) che serve 1,6 milioni di siciliani, è denunciata l’obsolescenza delle reti di adduzione. La società, con investimenti per 250 milioni di euro, afferma di aver ridotto le perdite dal 30% al 15%.

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Ma secondo il report dell’Istat, del marzo di quest’anno, le perdite totali della rete ammontano al 51,6% dei volumi immessi, contro una media nazionale del 42,4%. Nelle province di Ragusa e Siracusa la percentuale sale al 60%. Sempre secondo l’Istat, in Sicilia ci sono 318 gestori. Per quanto riguarda i pozzi, gli estensori del dossier s’interrogano su quanti siano in Sicilia. Diversamente che in altre regioni italiane, il Catasto delle acque pubbliche superficiali, istituito per legge, “nonostante le ricerche effettuate, non ha prodotto risultati”.

I dati riportati nel censimento dei primi anni Duemila, parlano di 20mila pozzi privati, di cui un quarto nella provincia di Agrigento. Fattori climatici e, soprattutto, cattiva gestione delle risorse, secondo il dossier, sono alla base della crisi idrica in Sicilia. L’abbassamento delle precipitazioni negli ultimi mesi dello scorso anno e i primi del 2024 non spiegano “il deficit di risorse, se non in presenza di pessima gestione”.Lo scorso anno sono caduti in Sicilia 628,7 millimetri di pioggia, mentre la media calcolata nel periodo 1921/2020 è di 691,3 millimetri, con tendenza a diminuire negli ultimi anni. Infine, “mentre notevoli risorse da tempo stanziate ristagnano, il fabbisogno espresso dalle Ati parla di 8 miliardi di investimenti in un periodo non lungo, copertura non assicurata, mentre 15 miliardi di euro sono destinati all’avventura del ponte sullo Stretto”, conclude il dossier.

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02 Ottobre 2024, 12:52

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