15 Febbraio 2013, 10:47
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PALERMO- Sette condanne e otto assoluzioni per il crac Sicilcassa, il secondo istituto di credito siciliano, dichiarato insolvente nel 1997. Per quello che fu definito il disastro finanziario più grave del nostro Paese, dopo quello del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, venne fatta una valutazione di 2.995 miliardi delle vecchie lire, somma da rivalutare, perchè si riferisce agli anni ’80-’90. Dopo quattro giorni di camera di consiglio i giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia, hanno dichiarato colpevoli gli ex componenti del cda, considerati responsabili del tracollo per via dei troppi crediti illimitati concessi a noti imprenditori, tra i quali soprattutto i Cavalieri del Lavoro di Catania, ma anche noti costruttori palermitani come Rosario Alfano e Gianni Ienna, entrambi condannati poi per mafia, anche se il primo ottenne la prescrizione. Le pene sono di 60 anni complessivi, ma c’è anche l’obbligo del risarcimento del danno, da liquidare in sede civile, e il pagamento di una maxi provvisionale da 10 milioni.
Le condanne. Nove anni ciascuno sono stati comminati agli ex membri del cda Francesco Mormino, Pompeo Oliva, Marcello Gianfranco Adriano Maria Orlando, Giuseppe Viola e Gianni Lapis. Sei anni a Antonio Mosto, ex direttore della sede catanese della Cassa di risparmio. La pena è stata condonata per tre anni a tutti gli imputati, meno che a Lapis, che ha un precedente penale, perchè già condannato con sentenza definitiva nella vicenda del tesoro di don Vito Ciancimino, come riciclatore del tesoro dell’ex sindaco mafioso di Palermo.
Gli assolti sono Elio Rocca, Maria Adelaide Graci, Daniela Graci, Calogera Falzone, Giuseppe Cirrincione, Gaetano Zilleri, Benedetto Emanuele, Giuseppe Grado. Un altro imputato, l’ex componente del cda Domenico Bacchi, c’è l’estinzione del reato in quanto deceduto. Per pronunciare la sentenza, il tribunale ha impiegato quasi quattro giorni di camera di consiglio, nell’aula bunker di Pagliarelli, da lunedì mattina alla tarda serata di ieri. Accolte in gran parte le richieste del pm Dario Scaletta. Durante le indagini c’era stata una maxiperizia condotta da tre superesperti. Nel dibattimento avevano poi deposto, fra gli altri, due ex governatori della Banca d’Italia, Carlo Azeglio Ciampi, poi premier e presidente della Repubblica, e Antonio Fazio. Per l’accusa debitori già esposti per miliardi delle vecchie lire, attraverso un sistema di scoperture ed extrafidi, contraevano altri debiti e determinavano l’allargamento di una voragine sempre più incolmabile.
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15 Febbraio 2013, 10:47