19 Giugno 2009, 10:28
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A voler passare in rassegna i titoli che negli anni sono stati pubblicati sulla vicenda dello stabilimento Fiat a Termini Imerese, ci si imbatte in una serie quasi schizofrenica di rassicurazioni e allarmi. Persino una messa è stata celebrata nel piazzale davanti la fabbrica dall’allora vescovo di Palermo Salvatore De Giorgi.
“Meno auto prodotte alla Fiat di Termini”, titolava Repubblica il 12 dicembre 2001. “La Fiat rassicura il governo, Termini Imerese non chiuderà”, si legge sullo stesso quotidiano l’anno seguente, il 6 novembre del 2002. Nello stesso mese La Stampa scrive: “Stop ai licenziamenti. Letta incontra i segretari di Cgil, Cisl, Uil”. “La Fiat apre su Termini Imerese”, scrive il Corriere della Sera nello stesso periodo, mentre il 24 febbraio del 2003 La Stampa si spinge oltre: “Da oggi al lavoro 1800 dipendenti dell’impianto siciliano”, per aggiungere, il 26 agosto: “Riaperti i cancelli come previsto dalle intese”. A metà ottobre si scongiura l’incubo di un “autunno caldo”, come si legge ancora su La Stampa: “Definite le nuove missioni produttive per i vari stabilimenti dal 2006 in avanti. Confermata la fine dello stato di crisi”. Due anni dopo si parla di nuovi investimenti su La Stampa (4 agosto 2005) per una cifra di “18 miliardi di euro. L’Ad ha ribadito che non saranno chiusi stabilimenti Fiat, aggiunte cinque auto al piano 2005 – 2008”. Ma la vicenda ha sempre più i contorni di una bomba a orologeria, come si può dedurre dal titolo di Repubblica del 14 gennario 2006: “Maroni accusa la Fiat: posti a Termini in cambio di aiuto dai ministri del Sud”. E il 31 gennaio di quest’anno il quotidiano diretto da Ezio Mauro scrive: “Fiat, senza aiuti addio a Termini Imerese”. La parola che si fa sempre più strada ora è “razionalizzazione”, con conseguenti scioperi delle tute blu, proteste e rassicurazioni politiche. Il 29 aprile alle agenzie di stampa il governatore Lombardo dichiara: “Riconosciuto allo stabilimento siciliano un ruolo centrale insieme alla correttezza della nostra azione nell’insistere con la casa automobilistica, affinchè presso lo stabilimento di Termini venisse prodotta una linea di auto ecologiche”. Il riferimento di quei giorni è ai fondi da 46 milioni di euro stanziati dalla Commissione europea. Dello stesso avviso il ministro Claudio Scajola che, in una lettera inviata a maggio al presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo e all’amministratore delegato Sergio Marchionne, ribadisce “la centralità degli impianti italiani”. E’ ancora il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo a chiedere un “Piano di salvaguardia produttiva per Termini Imerese” (Italpress, 7 maggio 2009). Ma il valzer della schizofrenia continua: “Fiat – Opel, allarme a Termini Imerese”, (La Stampa, 14 maggio 2009), “Fiat, nuove aperture del governo tedesco”, (Corriere della Sera, 24 maggio 2009), “Gli impianti Fiat in Italia non si toccano”, (La Repubblica, 25 maggio), “Lombardo: regione partecipi a progetto rilancio Termini Imerese”, (Adnkronos, 26 maggio 2009). E nello stesso giorno dell’annuncio – choc, “Restiamo a Termini, ma non produrremo più auto”, l’Ad Marchionne conferma, “fino al 2011, la produzione di Lancia Y nella fabbrica siciliana” e dichiara: “Stiamo facendo tutto il possibile per i lavoratori”.
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19 Giugno 2009, 10:28