Cronaca

Sicilia, acqua razionata e silos: gli scenari della Protezione civile

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06 Aprile 2024, 06:50

4 min di lettura

PALERMO – Acqua razionata, silos nelle piazze di numerose province siciliane, autobotti, appalti d’urgenza e il blocco dell’utilizzo irriguo dell’acqua potabile. La Protezione civile regionale ha analizzato gli scenari possibili nelle prossime settimane e, solo con misure di rigore, sarà possibile affrontare l’estate. Ma bisogna fare i conti con un aggravamento costante delle previsioni e con un’emergenza agricola difficile da fronteggiare.

Siccità, cosa sta accadendo

La Regione Sicilia ha chiesto la mobilitazione del servizio nazionale di protezione civile.

In Sicilia, è stato dichiarato lo stato di crisi e di emergenza “per la grave crisi idrica nel settore potabile nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo e Trapani“.

Le cause

Quali sono le cause dell’emergenza siciliana? Un lungo periodo di siccità, con scarse precipitazioni in autunno e inverno, temperature più alte della media, che “ha determinato, fra l’altro – scrive la protezione civile – una rilevante riduzione dei deflussi idrici superficiali”. E ancora, le falde acquifere non si sono “ricaricate” e c’è una “esigua” disponibilità di acqua negli invasi della Regione. Le 27 dighe regionali sono, quasi tutte, con capienza limitata a causa di problemi strutturali: l’acqua in alcuni casi viene riversata tra le campagne o in altre dighe a rischio crollo. Gli esperti hanno analizzato la previsione di pioggia dei prossimi mesi, basandosi “sull’osservazione delle medie mensili degli anni passati, non appaiono sufficienti a riempire gli invasi e mitigare la siccità in atto”.

Ma non basta, ad aggravare gli scenari c’è la previsione delle presenze di turisti nella stagione estiva, che “possono determinare un ulteriore aggravamento del quadro generale delle esigenze”. Le conseguenze della siccità, a catena, rischiano di travolgere i settori produttivi, a partire da quelli agricoli e zootecnici.

Gli scenari di crisi

La protezione Civile ha aggiornato gli scenari di crisi di 105 Comuni, distinguendo due fronti, il primo (gruppo A) è quello delle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani serviti da SiciliaAcque e alimentati dall’invaso Fanaco (Castronovo) e dall’invaso Ancipa (Troina). Il secondo fronte è quello di Palermo, col servizio idrico gestito dall’Amap.

Il primo scenario riportato nel documento della protezione civile è quello con i dati del 27 febbraio Per i comuni del gruppo A, in assenza di “rilevanti piogge”, l’acqua sarebbe sufficiente, nel peggiore dei casi, solo fino a metà maggio, ma razionando i consumi si potrebbe arrivare a metà giugno. Alcune prefetture hanno segnalato alla Regione criticità nei comuni delle province di Messina, Trapani e Agrigento.

Gravi scenari nel Palermitano

La Protezione civile ipotizza, nello scenario del 27 febbraio, nel peggiore dei casi, a Palermo e provincia forti criticità “già a partire dal mese di maggio con inevitabile ricorso a razionamenti, turnazioni e ricorso ad autobotti per le utenze svantaggiate e sensibili”.

L’ultimo scenario

Con l’adozione di turnazioni, che in alcune zone possono arrivare all’utilizzo di acqua per 4 ore ogni 72 ore, soprattutto nel Nisseno, i comuni alimentati dall’invaso Fanaco potrebbero avere acqua, anche se a singhiozzo in molti casi, fino a metà luglio. Quelli alimentati dalla diga di Troina potrebbero “sopravvivere” fino a settembre.

Nel Palermitano, con “riduzioni di media o di forte entità”, quindi con razionamenti rilevanti, potrebbe essere assicurata l’autonomia fino a gennaio 2025. Ma spulciando le indicazioni, emerge che bisogna fermare il prelievo per scopi irrigui dalle reti idriche. E i razionamenti sono già iniziati.

I nuovi aggiornamenti

Dopo il 26 marzo, però, la protezione civile ha certificato che “la situazione di crisi idrica appare tuttavia aggravata rispetto a quella prima delineata in quanto si sta estendendo ad altri comuni perdurando il fenomeno di scarsità di pioggia.

Inoltre, le previsioni di pioggia dei prossimi mesi, basate sull’osservazione delle medie mensili degli anni passati, non appaiono sufficienti a mitigare la siccità in atto”. Gli scenari, quindi, sono in evoluzione e non si intravedono miglioramenti.

La corsa contro il tempo

Siciliacque e Amap hanno già disposto le riduzioni dei prelievi e sono iniziati gli interventi di scavo di nuovi pozzi che immetteranno acqua nelle reti regionali e anche in quelle trapanesi. Ma per assicurare anche un minimo di fornitura domestica, la Regione ha predisposto un piano, con costi, “a breve termine” di 130 milioni di euro. Dall’acquisizione di dissalatori mobili col noleggio di navi con moduli dissalativi, utilizzate nelle isole minori (20 milioni di euro), all’acquisto di autobotti e silos da posizionare nei luoghi pubblici (1 milione). Prevista anche la sistemazione dei dissalatori di Porto Empedocle, Paceco e Gela (50 milioni) e un sistema di tubazioni per utilizzare “i volumi morti” degli invasi (15 milioni).

Dramma in agricoltura

In alcune zone della Sicilia il grano non maturerà, le piante sono ingiallite e “nane”, come sottolinea la Cia Sicilia. “Non è più solo un grido di allarme quello che proviene dalle campagne siciliane – scrive la Cia – ma una tragica conferma della perdita irreversibile delle produzioni agricole che getta nello sconforto i nostri agricoltori. Alte temperature e siccità hanno messo all’angolo la Sicilia: negli invasi c’è un calo del 30% di acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e, purtroppo, neppure per le prossime settimane è prevista un’inversione di tendenza. È emergenza”.

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06 Aprile 2024, 06:50

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