Covid, ritardi nei cantieri? "Cavolate, ma c'è qualche palla al piede"

Covid, cantieri lumaca? “Cavolate, ma c’è qualche palla al piede”

L'ingegnere Tuccio D'Urso fa il punto sui lavori negli ospedali fra ritardi e intoppi

PALERMO – Con facile eufemismo le chiama c… avolate, le voci sugli affanni e sui ritardi della struttura commissariale nel potenzialmente degli ospedali in era Covid. Per Tuccio D’Urso, braccio attuatore del commissario, che è il presidente della Regione Nello Musumeci, per la spesa dei milioni dello Stato (ma non solo, anche della Regione, come vedremo) “è incredibile che in una materia contrassegnata a livello nazionale da complessità e ritardo complessivo, si attacchi giusto la Sicilia che ha impegnato il 33% delle risorse totali finora distribuite. Me lo lasci citare ancora, anche se l’ho già fatto, Tomasi di Lampedusa: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai, è quello di fare”. E, meno eufemisticamente, chiama “bottegai, non imprenditori” molti degli appaltatori incaricati di realizzare le opere. (Leggi: la mappa dei cantieri ospedale per ospedale)

Non ci sta, intuiamo, a posare da bersaglio. Ma restano al pettine 29 interventi da finire e altri 35 da fare, a fronte di sette conclusi, fra terapie intensive e pronto soccorso.
“Eh, no. Intanto di quei 35 interventi, che riguardano 244 posti di terapia intensiva e 15 pronto soccorso, 12 finanziati dallo Stato sono già appaltati, saranno conclusi entro il 31 marzo e firmerò i contratti entro questo sabato, mentre i restanti 23 potranno essere gestiti da subito direttamente da noi, con gare di appalto a parte. Sono soldi della Regione e finalmente potremo liberarci di qualche palla al piede, che è pesata e non poco sui 29 in corso”.

Parla delle imprese? Nomi e ragioni sociali?
“Sono dati pubblici. Purtroppo abbiamo avuto a che fare con alcuni bottegai, con tutto il rispetto per chi sa comprare e vendere, non con industriali. Su undici interlocutori, solo quattro, dei quali due facenti capo alle stesse realtà, si sono comportati seriamente, anzi direi in modo eccezionale. Gli altri sette, al primo ritardo non dipeso da noi, hanno addirittura minacciato di scrivere una lettera di protesta. Intanto, incrociavano le braccia pur avendo promesso lavoro incessante. E dire che non avrebbero fatto neppure beneficenza, potevano serenamente farsi anticipare i soldi dalle banche”.

Ma senza soldi non si canta messa. Parliamo dei ritardi nelle erogazioni.
“Bene. Per le terapie intensive il commissario nazionale aveva messo sul tavolo un anno e due mesi fa un miliardo e mezzo di euro per le terapie intensive in tutta Italia, ne sono stati erogati a livello nazionale poco più di un decimo, cioè 180 milioni. Di questi 180 milioni, quasi 60 sono andati alla Sicilia, il 33% dell’intero erogato, che doppia abbondantemente la Lombardia, mentre altre virtuose regioni del Nord stanno addirittura a zero soldi spesi”.

Resta il fatto che dei 571 posti in terapia intensiva ne sono stati realizzati 95 e dei 29 pronto soccorso solo uno, quello del Sant’Antonio Abate di Trapani.
“Intanto, scorporiamo. Delle terapie intensive da completare, 232 fanno parte della tranche appaltata da finire il 31 marzo, così come tredici pronto soccorso. Poi, su settecento posti attualmente disponibili in terapia intensiva, duecento sono quelli effettivi strutturati, mentre per il resto sono provvisori. Sono questi quelli da integrare, e tuttavia ci sono. Come si fa a parlare di catastrofe quando l’occupazione è al 17%? Sì, al 20% scatta la zona arancione, ma l’83% dei posti è libero. L’ammalato siciliano è tutelato”.

Ora ce li spiega i ritardi sulla tabella di marcia originaria?
“Il 14 giugno 2021 l’assessorato redige la rimodulazione della spesa, che il ministero approva cinque mesi dopo. Lo avesse fatto a luglio, non ci sarebbero state interruzioni. Sì, siamo rimasti a secco, ma non è stato neppure questo il problema: io ho regolarmente firmato tutte le fatture, c’è chi si è comportato da imprenditore serio e chi no. Fatto sta che l’integrazione dei fondi ci è stata inviata il 10 dicembre, così da potere riprendere regolarmente i pagamenti. Il governo ha evitato la polemica di giornata guardando secondo me con buona visione all’obiettivo ed evitando il solito scaricabarile, ma non è stato merito mio: riconosco i meriti altrui e ciò che compete alla politica. Questo non lo scriva, però”.

Non glielo prometto. Dunque non era possibile mettere alla porta chi secondo voi ha battuto la fiacca?
“Purtroppo no. Quei contratti li abbiamo ricevuti direttamente dalla struttura commissariale nazionale, allora guidata da Domenico Arcuri. Questi intoppi non avranno modo di esistere per le gare gestite direttamente da noi, con un principio chiaro: in una impresa del genere, che può cambiare il volto della sanità siciliana, non può esserci spazio per chi non rispetta i patti”.


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