24 Dicembre 2021, 05:58
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PALERMO – I contagi crescono, la variante Omicron diventerà presto predominante in Sicilia e l’Isola si avvia verso la zona gialla. L’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza invita alla prudenza, ma spegne sul nascere ogni allarmismo nonostante “in Sicilia, come nel resto d’Italia, abbiamo evidenziato un aumento del 40% dei contagi in una settimana”.
C’è da preoccuparsi?
“I tecnici hanno finora evidenziato che la caratteristica della variante Omicron sarebbe quella di non presentare complessità cliniche superiori alle forme precedenti, ma di essere rapida nel contagio. Ciò comporta la gestione di un numero maggiore di casi, sia in isolamento domiciliare che in ospedalizzazione”.
Insomma, più ricoveri anche se con conseguenze meno gravi.
“Esatto, la situazione può diventare complessa più per il numero che per la gravità. La percentuale di ricoveri su un numero ridotto di casi non crea preoccupazione, ma su un numero fortemente altro ci sta portando a superare le soglie come nelle altre regioni”.
Quali sono le percentuali di ricovero negli ospedali siciliani?
“Siamo all’8% in intensiva (la soglia massima per il passaggio in zona gialla è fissato al 10% ndr), e al 15% nei reparti ordinari (il tetto massimo è stato raggiunto ndr), mentre la soglia di contagi in rapporto a 100 mila abitanti è stato superato. I giovani incidono moltissimo sul numero dei positivi. Il tempo di guarigione, però, non è lungo”.
Insomma, ci avviamo inesorabilmente verso la zona gialla.
“Abbiamo un margine di tempo più ampio rispetto alle altre altre ragioni. È possibile che dopo Natale si verifichi il cambio di colorazione. Non è una tragedia. Molte misure da zona gialla sono già vigenti con ordinanza del presidente della Regione che ha anticipato i tempi. Come nel caso delle mascherine da indossare all’aperto”.
Tornando ai ricoveri. Siamo pronti a gestire l’aumento?
“Abbiamo sperimentato, grazie a una intuizione felice del nostro Comitato tecnico scientifico, il modello a fisarmonica che stanno adottando anche a livello nazionale. Le aziende sanitarie si stanno adeguando. Non vogliamo procedere con grandi riconversioni se non è assolutamente necessario. Aumentiamo posti letto per i pazienti positivi senza chiudere un intero ospedale, ma solo singoli reparti. Poi, se a gennaio servissero correttivi li apporteremo. Sappiamo, azienda per azienda, quali e quanti posti saranno disponibili”.
Qualche esempio?
“Il Cervello a Palermo sa che deve individuare ulteriori posti letto ordinari entro la fine dell’anno, stessa cosa al Garibaldi e al San Marco di Catania. Lavoriamo per recuperare qualche centinaio di posti e non migliaia come prima. Faremo contestualmente uno sforzo in più nella individuazione di aree a bassa intensità Covid, ad esempio nelle Rsa, dove i pazienti possono essere gestiti con un livello attenzione diverso da quello ospedaliero”.
Tutto sotto controllo?
“Assolutamente sì. In Sicilia mai è mancato un posto letto, a differenza di altre regioni costrette a trasferire i pazienti altrove”.
Cercherete di evitare il sovraffollamento degli ospedali?
“Dobbiamo evitarlo, anche perché deve proseguire l’attività medica non Covid. Per questo abbiamo fatto bene a non smantellare le Usca, anche se c’è del personale interessato a lavorare nelle Usca e non a fare altro”.
Ragioni economiche?
“Guadagnano di più, però è giusto dire che lavorano in trincea. Gestiamo a domicilio migliaia di persone. Si fanno almeno mille visite domiciliari al giorno solo a Palermo e Catania”.
È ipotizzabile che il presidente Musumeci emani una ordinanza con ulteriori restrizioni?
“Vediamo cosa decide il governo Draghi. Penso che le misure già adottate siano adeguatamente contenitive e da parte della maggioranza dei cittadini ci sia stato il rispetto alle disposizioni. Noi siciliani siamo stati bravi, fin dall’inizio, anche se stanchezza”.
Stanchezza che si traduce….
“Le terze dosi stanno andando a rilento. È come se molte persone dicessero ‘la faccio un po’ più avanti'”.
Per partecipare ad un evento anche i vaccinati devono fare il tampone? Cosa ne pensa?
“Il presidente Musumeci ha spiegato che il tampone ai vaccinati rischia di essere un boomerang comunicativo in una Regione che ha avuto molta resistenza alla vaccinazione. Oggi serve aumentare la possibilità di diagnosi. Lo Stato dovrebbe lavorare a un piano di controllo periodico per tutti i cittadini e non occasionalmente per entrare in un luogo. La cosa che mi preoccupa è che nessuno si sta facendo carico dei più poveri, eppure l’ultima mutazione del virus arriva dall’Africa”.
Un consiglio per Natale?
“Facciamo attenzione, evitiamo di invitare troppa gente, mettiamo la mascherina quando ci alziamo da tavola. E facciamo un tampone in farmacia prima del cenone. Non è un atto contro la libertà, ma un gesto di conquista della libertà” .
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24 Dicembre 2021, 05:58